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Giovanni Toscano. Il guinzaglio

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Da qualche parte in campagna, luglio 2018.

Michele sta passeggiando con Ulisse, il profilo delle colline pisane sfiancate dal caldo e dalla luce, all’improvviso appare una casa. Sembra immersa nel nulla, attorno solo silenzio e calura. Dal sentiero Michele intravede una ragazza che gioca in piscina con due bambini. Ulisse è assetato, la vista dell’acqua è un miraggio da raggiungere subito. Il cane scatta in avanti, il guinzaglio perde ogni utilità, due zampate ed è già immerso nella vasca schizzando acqua e scatenando le risate dei tre bagnanti. Michele lo raggiunge, è imbarazzato e inizia a parlare a raffica per giustificarsi ma alla ragazza non sembra importargliene e lo invita a unirsi per il bagno. I due fanno conoscenza, Léa è una coetanea italo-francese in vacanza con la famiglia e tra loro si instaura subito una piacevole atmosfera. L’afa di colpo svanisce così come la noia con cui era iniziata la giornata. Léa racconta del fratello, che ora è andato in aeroporto a prendere la sua ragazza, di suo padre e sua madre che d’estate stanno in fissa con gli aperitivi e l’invito a trattenersi per la cena scatta spontaneo. Michele non si è ancora levato di dosso la scomoda sensazione di essere un intruso in un luogo che non gli appartiene eppure a Léa appare tutto così naturale, come se vedersi piombare di colpo un ragazzo in piscina, in quel luogo immerso nella natura, lontano dallo stress cittadino, sia la cosa più normale del mondo. La giornata prosegue in un’atmosfera che pare sospesa nel tempo ovattato di una visione, Michele si aggira per la casa, fa conoscenza con Alberto e Christine, i genitori della ragazza che si dimostrano fin da subito accoglienti e affabili quanto la figlia. Sarebbe tutto così perfetto e naturale se solo la mente di Michele fosse libera dal pensiero fisso di Chiara, la sua ragazza confinata da uno stage a passare l’ennesima estate lontana da lui.

L’incertezza di una relazione a distanza in un periodo della vita in cui ogni stimolo sembra un richiamo all’azione è uno dei temi che animano il palcoscenico di una storia dalle tinte leggere e scanzonate ma che nasconde al suo interno una buona dose di riflessioni sul tema della maturità emotiva ed esistenziale. Giovanni Toscano, attore e musicista, approda alla narrativa con un romanzo intriso di una genuina vitalità. Un affresco vivido in cui l’estate trasuda da ogni parola, all’interno di un contesto che strizza l’occhio alle atmosfere bucoliche di Call Me by Your Name, il tutto scandito da un ritmo fresco che alterna dialoghi credibili a descrizioni dal forte piglio cinematografico. Michele si muove in una casa-contesto che trasuda un vissuto diverso dal suo eppure, proprio per questo, così affascinante, il tutto mentre sull’altro versante del monte un incendio doloso sta divorando la terra, costringendo alla fuga uomini e animali. Interessante e ben costruito, il parallelismo che si viene a creare tra la scanzonata quiete all’interno della villa e la distruzione che si sta consumando a pochi chilometri di distanza dona al romanzo una sbandata oltre il singolo genere, collocandolo in un limbo indefinito e instabile quanto lo stato d’animo del protagonista. Il tramonto di fiamme fomentato da una disgrazia ambientale realmente accaduta, visto dal bordo della piscina in cui si trova Matteo, per assurdo assume i toni di una meraviglia da contemplare senza timori. Il gruppo si allarga con l’arrivo dello zio, i cugini Monique ed Émile e una coppia di amici storici della famiglia, i discorsi si alternano al vino che Alberto fa arrivare direttamente dal Trenino mentre in sottofondo scorrono notizie fugaci sull’incendio che resta comunque “qualcosa di cui non ci si deve preoccupare finché il vento non tira dalla nostra parte”. La cena procede verso una notte dai toni surreali e vagamente maliziosi e Michele si trova sempre più a suo agio all’interno di quel nuovo gruppo di persone così accoglienti, così aperte a un dialogo che abbatte ogni limite intergenerazionale, dove giovani e adulti si ritrovano sullo stesso piano, a parlare di progetti e aspirazioni future, mentre in lontananza si iniziano a udire le prime sirene dei pompieri.

Giovanni Toscano ha scritto un libro che si muove tra diversi piani di lettura e forti simbologie. Una storia semplice, tratteggiata da una lingua giovane e fresca, coerente all’atmosfera estiva che caratterizza tutto il romanzo ma che per questo non deve trarre in inganno: dietro quella cortina di apparente spensieratezza si muovono dubbi e insicurezze con cui ogni ventenne è chiamato a confrontarsi. Come in un quadro di Hopper, anche nella prosa di Toscano è presente un sottotesto che si muove dietro i riflessi più luminosi, un’indole inquieta che vibra di un istinto che si lotta come un animale in fuga dalle sue catene o una scintilla destinata a trasformarsi in incendio.

Stefano Bonazzi 

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Il guinzaglio

Giovanni Toscano

Fandango

17 euro

176 pagine

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