La perdita è un tema ricorrente.
Forse lo è sempre stato. La rielaborazione del lutto, il recupero della memoria. A volte penso che la letteratura non è mai stata altro che questo. Niente assomiglia di più alla morte di un ricordo che scompare. Ogni pezzo di memoria cancellato è una parte di noi che sbiadisce. Oggi noi cerchiamo di ricordare tutto, di conservare, fotografare, catalogare. Affidiamo la nostra vita a memorie esterne sempre più estese, eppure questo pesante bagaglio ci rende impossibile la vita.
Quello che Lisa Taddeo fa in Animale, edito da Mondadori e tradotto da Monica Pareschi, è la costruzione di un personaggio, Joan, che sembra incastrata in un maledetto uroboro tracciato con il sangue.
Tutta la vita di Joan è una tragedia che ritorna. Questa donna bellissima, di trentasette anni, si definisce una depravata, ma in realtà non è niente del genere. Mickey Sabbath era uno splendido depravato, un anarchico e un’irresistibile sobillatore; Humbert Humbert era un mellifluo depravato, un sofferente, persino una vittima della sua stessa sudicia condizione; mentre Joan non è una depravata, in lei il sesso è un mezzo di sopravvivenza e il suo raporto con lo stesso non ha nulla di vizioso, di morboso… è solo un mezzo per passare da una relazione all’altra. La sua bellezza, la sua sfrontatezza, sono armi che Joan utilizza per non crescere, per aggrapparsi a tutti gli uomini che incontra e dai quali dipende.
Lisa Taddeo, scrittrice italo americana che aveva meravigliato tutti con Tre donne – divenuto un best seller internazionale – in questo nuovo libro ci presenta una donna sola che vaga nelle tragiche esperienze della sua vita con l’ottundimento di un Tyler Durden, ma senza i suoi deliri sociali, i suoi splendidi progetti di ricostruzione esistenziale. È piuttosto una persona costantemente abbandonata, alla ricerca di uno scopo.
Segnata da un tragico lutto, Joan si spingerà in California alla ricerca di un passato da esorcizzare, da uccidere o da farsi amico.
Questa lunga confessione è una preghiera di redenzione. Joan deve espellere il maschio come controparte sociale, come elemento da cui attingere per la sussistenza. Più che il rapace, il predatore che immagina di essere, Joan è un’attinia che cerca di eliminare quel paguro da cui è ossessionata.
Da un punto di vista stilistico questo libro offre una lettura veloce. Durante i primi capitoli ero persino entusiasta, mentre nel lungo diventa un po’ ripetitivo. Gli uomini sono tutti fedifraghi, le donne tradite e molto vicine alla follia quando cercano di ribellarsi. Gli eventi, ad un certo punto, diventano simboli evocativi di un percorso di redenzione cruento.
Gli omicidi, gli infanticidi, gli stupri, avvengono con molta naturalezza. Del resto, quello che la scrittrice dichiara fin dal titolo di voler creare è un mondo abitato da bestie.
La Taddeo, che al suo meglio ricorda la Oates di Ho fatto la spia e talvolta persino il Pahlaniuk di Invisible Monster, ha dato alle stampe un romanzo interessante, che si interroga sugli esseri umani, sui generi e sui rapporti di forza.
Pierangelo Consoli
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Animale, Lisa Taddeo, Mondadori, Pp. 343, euro 22,00