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Diana Ligorio. Mia e la voragine

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Sono figlio di un medico, lo è ance mio zio e mio fratello. Non contento, ne ho sposato uno. Se c’è una cosa che so fin da quando sono nato, è cosa significhi stare accanto ad una persona che sente la responsabilità verso qualcun altro, più gravosa di quella che sente di avere verso di te.

È una sensazione spiacevole con la quale, se tutto va bene, invecchierò.

Mia, protagonista di Mia e la voragine, di Diana Ligorio, edito da Terra Rossa edizioni, ha undici anni.

Intelligente come una bambina salingeriana, Mia affronta la vita a Dolina con le armi della fantasia e del distacco.

Ha una gamba che quasi ha una vita tutta sua e una madre che cura tutto il paese tranne lei, e che tutto il paese ammira per la sua dedizione verso il prossimo e che lei, invece, detesta con l’ostinazione che sempre hanno i figli alla soglia dell’adolescenza.

Sua madre, vista con gli occhi di Mia, è una donna egocentrata e detestabile, che applica alla vita un rigore scientifico ed una razionalità dissacrante.

Al centro del loro mondo c’è una voragine, metafora dell’assenza, un buco dove tutto va a finire, quando piove, dal padre di Mia, di cui non resta che un fazzoletto e uno pneumatico appeso al ramo di un albero, alle scarpe, ai giochi dei bambini, fino al vecchio divano letto dove Mia dormiva la notte e dove i pazienti di sua madre si sedevano di giorno.

La sua vita, sia interiore che esteriore, non ha confini precisi, per questo i racconti di Mia diventano, talvolta, deliranti come quelli del Poeta Cieco di Mario Bellatin, dove le persone diventano animali e le avventure si confondono nel sogno e nella fantasia.

Ci rimane un racconto piacevole, fatto di capitoli brevi e frasi limpide, che si può leggere in un pomeriggio.

Una menzione speciale va fatta a Francesco Dezio, le cui copertine per Terra Rossa sono sempre più belle e quasi vale la pena di possedere questi piccoli libri anche solo per poterle ammirare.

Una considerazione a margine, invece, merita Giovanni Turi. Ogni paese ha gli editori che riesce ad avere e meno di quelli che merita. Giovanni Turi ha scommesso sugli autori italiani come nessun altro. Se c’è una direzione in cui guardare per capire lo stato della nostra letteratura, Terra Rossa è quella direzione. Nessuno, negli ultimi anni, ha rischiato tanto per proporre nuovi scrittori italiani, nessuno.

Questa è una cosa bella e una cosa brutta insieme.

Pierangelo Consoli

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Diana Ligorio, Mia e la voragine, Terra Rossa edizioni, 2022, Pp. 131, Euro 14,90

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