Sì, può darsi che ogni hendrixiano che si rispetti in molti di questi episodi riguardanti il loro eroe e raccontati in questo “Il giovane Hendrix” di Roberto Crema con Enzo Gentile (Tsunami Edizioni, 2022, pp 261, € 22) ci sia in qualche modo incappato, ma, per chi scrive, l’idea di licenziare una pubblicazione così organica su una fase a dir poco fondamentale nella vita e per la fiammeggiante carriera del mancino di Seattle è, a dir poco, meritoria. Tanto più che non si tratta di una mera collazione o, peggio, giustapposizione di fatti e circostanze precedentemente fluttuanti tra altre pagine o nelle infinite pieghe della rete, ma di un narrato messo in piedi con una sua piena dignità letteraria e con una sua compiuta organicità felicemente riscontrabili ad ogni passo, che rendono questo libro non soltanto un prezioso strumento di “ripasso” e conoscenza, ma anche una lettura a dir poco piacevole. Non fosse altro perché l’Hendrix che ne viene fuori, così raccontato, assume una statura quasi dickensiana, soprattutto quando gli autori lo pedinano ragazzino e poi adolescente per le strade periferiche della sua città natale, intento a commettere le normali marachelle di certe età o preda del terribile sconforto derivato dalla costante condizione di indigenza e dal tumultuoso ménage familiare che caratterizzò la sua esistenza in quegli anni. A tal ultimo proposito, si evidenzia l’interessante operazione di messa a confronto delle diverse posizioni espresse a più riprese da alcuni protagonisti di queste vicende in altre sedi, in particolare quelle di Jimi e di suo padre Al in “My son Jimi”, che getta una nuova, preziosissima luce su un rapporto di amore e odio protrattosi, in fondo, fino all’ultimo giorno sulla terra di quello che per molti è il chitarrista più amato di ogni tempo (e chi vi scrive è uno di loro). Notevole è anche il ritratto che viene fuori di Lucille, la giovanissima ed esplosiva madre di Hendrix, fonte di ispirazione inesauribile di tanti testi e, come lui, strappata alla vita troppo presto: il focus che pian piano emerge al riguardo dal lavoro di Crema con Gentile è davvero accurato e regala all’appassionato nuovi spunti di riflessione e al neofita (ma davvero ce ne sono?) un pieno di informazioni difficilmente superabile.
Ma il plus assoluto di quest’opera, il motivo per il quale ogni hendrixiano che si rispetti dovrebbe averlo in casa propria, è l’eccezionale retrospettiva sul ricco e variegato periodo di apprendistato che Hendrix compì negli States prima di trasferirsi in Inghilterra e divenire la luminosissima cometa che tutti impararono ad amare. Con una disposizione quasi filologica nella ricostruzione, gli autori riescono a dar conto di un percorso che fu sì estremamente accidentato e pieno di coni d’ombra, ma anche, a dir poco, sensazionale, con il futuro creatore di Stone Free e Voodoo Chile impegnato a trotterellare avanti e indietro per gli Stati Uniti alla ricerca di ingaggi per sfangare la giornata e, ancora sconosciuto e sconclusionato, andare in tour o collaborare in studio con stelle di prima grandezza della musica anni Sessanta quali Little Richard, Aretha Franklin, The Isley Brothers, Jane Mansfield, Don Covay e tanti altri. Come è normale che sia data l’impressionante mole di lavoro e di esperienze sviluppate da Hendrix in quel periodo, non sempre risulta possibile definire con acribia cosa abbia effettivamente fatto o non fatto, soprattutto per quel che concerne le registrazioni in studio, ma chiunque abbia in precedenza già letto qualche pubblicazione su di lui si renderà subito conto che il tentativo di catalogazione e sistemazione storica tentato dagli autori è davvero, davvero notevole. A tal proposito, si invita a leggere con attenzione anche le ultimissime pagine dell’opera nelle quali si fa luce sulle svariate sessions sostenute da Hendrix, quelle che ancora oggi, per capirci, continuano a far immettere sul mercato una quantità (a distanza di oltre mezzo secolo) spropositata di materiale sonoro (molto del quale, rincresce dirlo, di pessima qualità e, talvolta, di natura a dir poco apocrifa. Il dannato business…) e a regalarci l’immagine di un artista perennemente impegnato a creare e a sperimentare. A sacrificare ogni suo respiro per il demone delle sette note.
Un artista che ancora oggi vive e con noi, incendiando il cielo con le indomabili fiammate della sua non eguagliata sei corde.
Non lasciatevi sfuggire questo libro!
Non lasciatevi scappare questo libro!