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Paolo Nori. Vi avverto che vivo per l’ultima volta. Noi e Anna Achmatova

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All’inizio degli anni venti, durante il comunismo di guerra, Anatolij Mariengof stava tornando a casa. Camminava lungo aulica Tverskaja, era notte e faceva molto freddo. D’un tratto, un uomo lo ferma e tira fuori una pistola. Dal buio della strada escono fuori i suoi complici e si fanno consegnare il cappotto. Quando i ladri capiscono che Mariengof non è uno straniero gli chiedono come si chiama.

«Mariengof» risponde impaurito il malcapitato, pronto a consegnare anche il cilindro e il resto dei vestiti, nonostante il gelo e la pioggia di Mosca, «Anatolij Mariengof» specifica.

Quando capisce il nome, il volto dell’uomo con la pistola cambia un poco, si rabbuia, vuole sapere se lui è proprio quel Mariengof, il poeta autore di Magdalena.

Anatolij fa un cenno con il cilindro e quelli gli restituiscono il cappotto, lo accompagnano a casa e continuano a scusarsi, pieni di vergogna. Sotto al portone si stringono le mani e Mariengof li invita ad una sua lettura alla Stalla di Pegaso.

Questo episodio dice in maniera assolutamente esaustiva che non c’è mai stato un posto e un tempo in cui essere un poeta significava così tanto, come la Russia dei primi anni venti.

Se gli apparati di partito erano temuti, nessuno era rispettato quanto un poeta e la regina di questo mondo letterariamente incantato era, senza ombra di dubbio, il poeta Anna Achmatova.

Angelo Maria Ripellino, dentro un saggio sublime dal titolo Il trucco e l’anima, questo mondo di avanguardisti e di scantinati trasformati in cabaret poetici ce lo racconta con una prosa estremamente ispirata e ci trascina nel fumo e nel freddo di strade rese incandescenti dalle trovate di geni come Majakovskij e Gumilev e Stanislavskij e Blok.

Un mondo per il quale Paolo Nori nel suo Vi avverto che vivo per l’ultima volta. Noi e Anna Achmatova, edito da Mondadori, non riesce a nascondere il suo commosso amore.

Nori mischia, come già aveva fatto con il suo libro su Dostoevskij, la biografia, l’autobiografia e il diario di viaggio. Per scrivere questo libro, lo scrittore va a San Pietroburgo, la città della Achmatova, dove visse da donna molto libera e poeta tanto amata al punto che il Partito poté uccidere suo marito, incarcerare suo figlio ma non lei. Il popolo l’adorava talmente che quando venne espulsa dal comitato degli scrittori, togliendole così la sua unica fonte di sostentamento, in forma anonima le portavano il cibo fino alla soglia di casa, gli amici la legna. Il viaggio dello scrittore avviene durante i primi mesi della guerra Russo Ucraina e, per la prima volta, lui che è stato in Russia anche durante il regime, prova disagio perché sente il peso di una libertà negata persino nelle chiacchiere da caffè.

I racconti di questo libro sono strutturati attraverso capitoli lunghi frammentati in paragrafi brevissimi. La vita della Achmatova, viene mischiata a quella di Nori, e così la Russia di adesso si specchia in quella di allora.

Come avveniva anche nella precedente biografia su Dostoevskij, le parti biografiche sono assai più interessanti di quelle autobiografiche delle quali, in alcuni casi, si sente poco la necessità. Nori ha nella semplicità il suo pregio maggiore. Semplicità che, per una volta, non porta a banalizzare l’argomento trattato. Piuttosto, essendo un grande conoscitore della letteratura russa, porta a sostegno del racconto biografico episodi poco noti, quasi intimi che però chiariscono in maniera davvero efficace la personalità e la psicologia dei protagonisti.

La Achmatova di Nori è una creatura complessa, austera e trasgressiva, aristocratica e poverissima, una donna che quando entrava dentro una stanza riempiva tutto lo spazio al punto che i presenti finivano con il respirare al ritmo del suo stesso respiro, come se vivessero una vita vicaria e temporanea che si esauriva e poi riprendeva quando la poeta da quella stanza usciva.

Nori ha il dono di accorciare le distanze tra lui e il lettore, che se lo ritrova come davanti, allo stesso tavolino, come se lo scrittore parlasse a lui soltanto. In questo caso, dire che Paolo Nori è un saggista pop non deve essere inteso come una diminutio, lo dico invece con grande rispetto.

Rendere semplice senza banalizzare ciò che è molto complesso è un dono, un talento che Nori possiede. Anche nelle pagine di Sanguina ancora, questo era molto evidente e si ha fame di storie ancora e di pagine sulla Achmatova, mentre quando Nori parla di sé o di ciò che in Russia adesso sta accadendo, almeno io, non vedevo l’ora che finisse.

Pierangelo Consoli

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Paolo Nori, Vi avverto che vivo per l’ultima volta Noi e Anna Achmatova, Mondadori, 2022, Pp.264, euro 18,50.

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