“Vorrei sapere cosa c’è oltre quegli scalini”. “E oltre l’estate”.
Ugo Singer è rimasto indietro, in uno scantinato. È nato dentro la scatola di una macchina per cucire – da qui il nome, anzi il cognome. È una tartaruga allevata da Ester, sua madre, ma è figlio di Adam, il padre che non conoscerà mai dal quale però eredita lo sguardo sul mondo: quel desiderio bruciante di conoscenza non proprio idoneo per una testuggine. Ad alimentarlo ci pensa Sam, il topo bambino che nel giro di alcuni letarghi di Ugo si trasforma in adulto e, ben presto, in topo anziano. Ugo ha il carapace che lo rallenta, la sua natura è un tempo lento e gli inverni che non vive la sua condanna. Sam invece corre, va avanti, lascia al palo e quasi dimentica l’amico, ma sul finire della vita fa in tempo a capirlo: «vorresti andartene?»
“Il lungo inverno di Ugo Singer”, edito da Bompiani a febbraio 2023, è una favola per ogni età – non a caso inserito nella collana Narratori Italiani – in cui l’afrore poetico si avverte sin dalla primissima pagina, naturale diramazione dello stile di Elisa Ruotolo, versificatrice prima, prosatrice poi – impronta riscontrabile anche nel suo precedente e apprezzatissimo “Quel luogo a me proibito”, romanzo Feltrinelli tradotto all’estero. Ad arricchire le 96 pagine di cui si compone, sono le luminose illustrazioni di Chiara Palillo: in linea con il tono dell’opera, qualche volta oniriche, mai stucchevoli. Dosatissime.
La favola può essere suddivisa in due parti: una in cui si racconta di Ester e Adam e, soprattutto, dell’irrequietezza di quest’ultimo, istintuale afflato d’evasione che neanche la guerra riesce a frenare; un’altra, più ampia, nella quale compare Ugo, la tartaruga che proverà a sfidare l’inverno, ribellandosi alla sua natura e affondando le zampe nella neve, strizzando gli occhi senza sapere se a causa di tutto quel bianco o per via del letargico sonno che lo insegue – “solo un attimo” dirà ad un certo punto e l’illustrazione su due pagine che ne esalta l’impresa è forse la più bella di tutte.
La morale è implicita e si sfaccetta, andando incontro alla “damnatio” adulta di cercare sempre un senso riposto, spesso trovando interrogativi in luogo di risposte, ma anche slanci irrazionali che solo il cuore sommuove – proprio come Sam il topo che si arrende al suo tempo ma non a quello di Ugo e nutre il suo sogno con il più folle dei tentativi: l’idea che le storie – e la scrittura – siano in grado di resistere alla vita, di superarla, talora persino di doppiarla.
Per i bambini, invece, è diverso. Per loro “arrivare in cima alla scala” ed entrare “dentro l’inverno” è la sola e unica maniera di essere, e non c’è scatola Singer che tenga.
Alessandro Galano