“Irina Nikolaevna o l’arte del romanzo” di Paola Capriolo (Bompiani, 2023 pp. 224 € 17.00) esce nelle librerie il 29 marzo. La storia esalta una sorprendente e affascinante complicità, in nome di una solidale amicizia che lega Lady Brown alla sua dama di compagnia Irinia Nikolaevna. Quest’ultima, figlia illegittima di un uomo amante della zarina Maria Aleksandrovna, ha conosciuto l’ambiente nobile dei boiardi, sceglie di accettare l’incarico alla corte di Lady Brown, assiste per più di vent’anni le avventure e le stagioni, accoglie la vivace vanità della vita sociale, la tenerezza della fatuità, la cedevolezza delle sventure, gli incontri sorprendenti. Il libro ricorda, come un diario di esuberanti e singolari episodi, le esperienze e gli imprevisti della vita, scenari singolari e relazioni emozionanti al servizio di una mondanità brillante e di una partecipazione intelligente agli appuntamenti inattesi della vita, nella preziosa ospitalità di una casa a Sanremo. Paola Capriolo mescola magistralmente l’espressione narrativa dei mutamenti storici, avverte la sensibilità profonda di una nuova epoca all’orizzonte, infonde una meravigliosa lezione di estetismo intorno all’intensità della nostalgia, diffonde una luminosa spensieratezza, destina per le due protagoniste una spontanea e speranzosa conquista verso la versatile fatalità degli impulsi e delle sensazioni. Offre la vitalità come migliore trama dell’energia felice per vivere e amare, sognando coraggiose ed efficaci emozioni. Il compito della scrittura di Paola Capriolo mantiene l’equilibrio stilistico in un’esercitazione epocale evocativa, realizza un significato ricercato, raffinato e intimo, sostiene l’influenza culturale e materiale nel vortice narrativo sospeso tra la rappresentazione di una amara e perplessa realtà e il desiderio di una magica e irresistibile fiducia nelle possibilità. L’autrice approva la potenzialità benevola della letteratura, decanta l’indirizzo della creazione artistica nel luogo vertiginoso dell’immaginazione, nell’incanto tempestoso degli avvenimenti, stravolge le lusinghe carezzevoli dei sentimenti e gli indecifrabili nascondigli dell’animo umano dal tono antico. Spiega l’insegnamento della libertà e l’indipendenza della natura mutevole del destino, incoraggia la scoperta personale, segue l’imprevedibile e singolare visione, riflette l’ampiezza fantastica della ricostruzione, trasforma e idealizza il mondo, rappresentato nella ricchezza dell’erudito orientamento delle parole e nella forma incisiva dei contenuti. “Irina Nikolaevna o l’arte del romanzo” incalza l’istintiva complessità delle relazioni umane, compone la grazia degli intrecci, la purezza nella devozione di un lusso intellettuale. Un tempo descrittivo animato dall’affermazione delle inquietudini, accomunato dal senso del cambiamento e dell’ambiguità, vissuto nella struttura di un contesto maturato nell’intuizione fantasiosa dei tormentati personaggi, provocati da una illuminazione colma di splendente passione per il dinamismo di vivere. Uno stile di scrittura personale, acceso e temerario, equilibrato nella sua fascinazione. Paola Capriolo sottrae lo smarrimento esistenziale, include la seduzione dell’eloquente disegno letterario e restituisce, nella versione edulcorata degli eventi, la declinazione di una romantica e realistica atmosfera romanzesca di avvincente ispirazione e costante suggestione.
Rita Bompadre
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“Questo fervere di lavori, ai quali la stessa Irina Nikolaevna assiste con curiosità appassionata quando l’amica la chiede “in prestito” a Lady Brown o al barone, serve se non altro a controbilanciare l’impressione quasi funerea suscitata dall’adiacente Villa Zirio, con le sue imposte perennemente socchiuse, il silenzio, il sommesso andirivieni dei medici, che la fanno assomigliare sempre più a un ospedale di lusso.
Anche le due donne ammutoliscono, o almeno abbassano la voce, ogni volta che si trovano a guardare in quella direzione; meglio guardare altrove, magari verso il mare: la proprietà degli Ormond è l’unica nei paraggi a godere dell’inestimabile privilegio di estendersi dalla collina fino alla linea costiera, scavalcando tanto la via romana quanto il tracciato della ferrovia quasi fossero interruzioni insignificanti, come l’esperta padrona di casa sorvola sulla frase inopportuna pronunciata da un ospite.
Questo abbracciare mare e montagna in una varia e perfetta unità è un grande pregio che si rivela appieno soltanto adesso, grazie all’abilità con cui Madame Ormond ha saputo sfruttarlo. Se lassù, intorno alla villa, prevalgono le forme simmetriche del giardino all’italiana, la parte inferiore si sviluppa con la libertà di un parco all’inglese, declinato però in chiave mediterranea se non addirittura tropicale, asiatica, africana: le piante originarie del luogo si alternano, in gruppi sapientemente disposti, con altre ben più esotiche, alcune delle quali non si erano mai viste a Sanremo prima che fossero scaricate davanti al cancello dai carri dei vivaisti; e quanto più procedono i lavori, tanto più il nuovo Eden progettato da Madame Ormond si va rivelando una sorta di summa enciclopedica nella quale sono idealmente raccolte tutte le varietà della vita vegetale.“Sembra quasi,” le dice Irina Nikolaevna, “che in previsione di un secondo diluvio universale lei abbia deciso di impiegare questo terreno come arca di Noè, per mettere in salvo ogni specie di pianta.” “Non è un paragone sbagliato, mia cara. La preservazione della bellezza… in fondo lo scopo delle nostre arti umane è proprio questo, che arrivi o no un secondo diluvio.” “Forse arriverà, madame; ma la bellezza, comunque, salverà il mondo.”
“Proprio così, ha colto con esattezza il mio pensiero! Io però non avrei saputo esprimerlo così bene.” “Nemmeno io, si rassicuri: è una frase che ho letto da qualche parte, nel romanzo di un mio compatriota.” “Il conte Tolstoj?” “No, un altro: un certo Dostoevskij.” “Già, i suoi amati romanzi… Senza i quali, mi ha detto una volta, non sopporterebbe la vita, come a me ormai sembrerebbe più triste s mi fosse negato il piacere di piantare un nuovo albero. Ma non mi ha ancora espresso il suo giudizio sul giardino all’italiana: spero che l’apprezzi, io ne vado particolarmente fiera.”