Che brutti scherzi fa la memoria, per esempio confondere Villiers con d’Aubigné (che morì quasi duecento anni prima che l’altro nascesse). Ad ogni modo la frase in “Axël”, il dramma scritto da Villiers de l’Isle-Adam, suona così: “Vivre? les serviteurs feront cela pour nous”, Montale addomesticò un po’ la traduzione.
VIVERE
Vivere? Lo facciano per noi i nostri domestici.
Villiers de L’Isle-Adam.
I
E’ il tema che mi fu dato
quando mi presentai all’esame
per l’ammissione alla vita.
Folla di prenativi i candidati,
molti per loro fortuna i rimandati.
Scrissi su un foglio d’aria senza penna
e pennino, il pensiero non c’era ancora.
Mi fossi ricordato che Epittèto in catene
era la libertà assoluta l’avrei detto,
se avessi immaginato che la rinunzia
era il fatto più nobile dell’uomo
l’avrei scritto ma il foglio restò bianco.
Il ricordo obiettai, non anticipa, segue.
Si udì dopo un silenzio un parlottio tra i giudici.
Poi uno di essi mi consegnò l’accessit
e disse non ti invidio.
II
Una risposta
da terza elementare. Me ne vergogno.
Vivere non era per Villiers la vita
né l’oltrevita ma la sfera occulta
di un genio che non chiede la fanfara.
Non era in lui disprezzo per il sottobosco.
Lo ignorava, ignorava quasi tutto
e anche se stesso. Respirava l’aria
dell’Eccelso come io quella pestifera
di qui.