Dal 13 aprile sarà in libreria Clessidra, Edizioni e/o, 2023, pp. 208, € 18,00, romanzo d’esordio dello scrittore britannico Keiran Goddard segnalato per il Desmond Elliott Prize.
Il narratore, un saggista che fa una serie di lavori senza prospettive, incontra un’editrice. Lei ha scritto quattro pubblicazioni sul dramma del restauro (“La gente furba i libri brevi li chiama sottili”).
Si innamorano, si lasciano e poi lui supera la sofferenza. Nessun dolore è unico e tutti i dolori sono unici. Questo è il paradosso che alimenta Clessidra.
Il mondo del romanzo di Goddard esiste vividamente sulla pagina, eppure per il narratore è l’unica persona reale in esso. Anche la (ex) fidanzata gli orbita intorno, nel suo racconto, come una luna satellite. Questo è, ovviamente, il narcisismo di chi ha il cuore spezzato. Descrive come ci si sente quando si è in lutto in modo abile e strano.
A prima vista, il testo sembra una poesia in prosa in prima persona con paragrafi ben distanziati e brevi, di due o tre righe.
“L’amore è la preoccupazione costante che l’altro sia morto”, ci dice il narratore all’inizio, eppure questo è un libro su qualcuno che impara a essere vivo; impara ad amare sé stesso e, attraverso di sé, il mondo.
Un libro sull’amore universale, di quando nasce, cresce e poi finisce e continui ad esistere fuori dal tempo.
Carlo Tortarolo
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È successo nel passato.
Per cui eri più giovane.
Ecco quello che ricordo.
E che mi è sempre sembrato di ricordare, molto prima che accadesse.
È stato un po’ di tempo prima che la storia iniziasse davvero.
Prima che mi dicessi che non eri brava a sillabare le parole perché avevi imparato a leggere troppo presto.
Prima che mi dicessi che ti piacevano i libri sui libri che ti piacevano più di quanto ti piacevano i libri in sé.
All’epoca tutto contava.
Ci guardavamo da una parte all’altra delle stanze.
Cauti.
Animali dilettanti.
Impazienti di vivere ma nuovi al mestiere.
Una volta ti ho scritto un messaggio e ti ho detto che ogni tanto, soprattutto le mattine, penso di essere Dio.
Non hai risposto.
Te ne ho scritto un altro e ti ho detto di non farci caso.
E poi te ne ho scritto un altro e ti ho detto che un tempo avevo un portachiavi attaccato allo zaino che diceva Sono Dio, e che forse era per questo che mi era rimasto il pensiero.
A quel punto hai risposto e ti sei offerta di farmi una bevanda calda.
L’ho bevuta e ho guardato fuori dalla finestra della camera da letto, il profilo della città in lontananza.
Un altro messaggio:
L’architettura è l’arte che opera sull’animo umano con più lentezza ma con più certezza!
E anche a questo hai risposto.
Perché eri incredibilmente gentile.