“Io e Gio”, di Francesco Prosdomini, edito per Neo Edizioni di Angelo Biasella nel 2023, nella collana Dry.
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Genesi e desiderio del tuo libro. Quando scrivi, godi?
Leggevo tanto e mi piaceva, e quindi a un certo punto mi sono convinto che potevo scrivere un libro anche io. Però non sapevo da dove cominciare e quindi non ho mai scritto niente. Immaginavo solo che un giorno sarei diventato uno scrittore famoso. Poi è arrivata l’idea di questo libro, la storia dei due fratelli, e ho deciso di iscrivermi a una scuola di scrittura creativa per vedere dove potevo arrivare. E sono arrivato a Io e Gio.
Per me la scrittura è al 90% sofferenza e solo al 10% goduria. Perché non mi ritengo soddisfatto della maggior parte delle cose che scrivo. Sento che non è così che dovevano essere scritte. E quindi sono sempre un po’ deluso. Però quando mi sembra di aver scritto una determinata frase nel modo giusto, proprio come la immaginavo, la soddisfazione è parecchia.
Un estratto dal libro che è risultato più difficile o particolarmente importante: perché?
“Carico l’ultima valigia nel bagagliaio della Yaris. Non ci sta più niente qui dentro. Papà lo diceva sempre che era troppo piccolo.
Mi viene da piangere, ma non posso.
«Hai preso gli scacchi?»
Gio mi fa cenno di no con la testa.
«Corri a prenderli, allora».
Lo guardo tornare dentro di corsa. Correva così anche quando mamma lo chiamava sull’uscio perché iniziava a fare freddo.
Ora non c’è freddo. Si sta bene. Si è sempre stati bene a casa nostra.
Gio torna con la pesante scacchiera di alabastro sottobraccio. Ce l’aveva regalata papà per Natale. Quella che avevamo prima aveva quasi tutti i pezzi rotti. Giocavamo spesso la sera mentre mamma preparava la cena.
Cerco di non pensarci.
«Dai, sali in macchina».
«Ma perché andiamo via?»
«Perché è meglio così. Fidati».”
Il primo capitolo, sicuramente. Non è stato difficile da scrivere, anzi, penso sia stato il più facile, perché l’ho scritto proprio di getto. Però per me è stato il più emozionante. Non avevo ancora una storia ben definita in testa, sapevo solo che quei due fratelli dovevano andarsene di casa per provare a ricominciare. E in poche righe volevo far emergere tutto. Tutto il dolore e la poca speranza. E tutto il bene che questi due fratelli si volevano.
Se non fosse scrittura, cosa potrebbe essere il tuo libro?
Qualsiasi altra cosa capace di trasmettere qualcosa agli altri. Se avessi continuato a studiare pianoforte potrebbe essere una sonata. Se fossi un regista potrebbe essere un film. Se fossi capace di cantare o di disegnare potrebbe essere una canzone o un dipinto. È un libro perché so solo scrivere.
Che rapporto hai con la censura?
La sopporto sempre meno. Al giorno d’oggi stiamo raggiungendo livelli assurdi. Modificare classici della letteratura per bambini com’è stato fatto recentemente, solo per paura di urtare i sentimenti della gente è davvero imbarazzante. Se continua così in futuro si potrà parlare solo di quanto bello è il mondo e di quanto ci vogliamo tutti bene.
Per te scrivere è un mestiere o un modo di contestare lo status quo?
Per me è un mestiere. Un po’ particolare e fuori dall’ordinario, forse, ma sicuramente un mestiere. Può essere di certo usato come modo di contestare lo status quo, e lo fanno in molti, ma io lo ritengo solamente il più bel mestiere del mondo.
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“Io e Gio”, romanzo di Francesco Prosdocimi, Neo ed. 2023, collana Dry