A distanza di due anni dalla pubblicazione di “Urla sempre, Primavera”, uscito per Nne nel 2021, è arrivato da poco, nelle nostre librerie, per Marsilio nella Collana Farfalle il romanzo “Buio Padre” dello scrittore genovese Michele Vaccari. Romanzo che arriva anche dopo, i tanto amati dai lettori dei Diari, “Il tuo nemico” (del 2017 per Frassinelli) e “Un marito” (del 2018 per Rizzoli).
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Michele, per la nostra rubrica settimanale di Satisfiction, comincerei col chiederti come è nata l’idea di ‘Buio Padre’ e, al netto del tuo personale percorso nella scrittura, che parentela ha con i tuoi romanzi precedenti?
Buio Padre nasce dall’idea di raccontare il passaggio generazionale dopo due romanzi, Il tuo nemico e Urla Sempre Primavera, in cui al centro c’era il conflitto generazionale. Mi interessava indagare la decadenza, ma non con luce d’afflizione come in Un marito. Avevo bisogno di una generazione che non avesse addosso il Novecento, il peso del giudizio dei padri e fosse libera di provare pietà per i loro genitori. Attraverso la loro lingua, il loro sguardo, il loro rapporto con la tecnologia ho cercato di immaginare una storia eterna ambientata oggi
“Ripulita alla bene e meglio tanto per non prendersi il tetano o simili, la chiesa maledetta, come l’aveva ribattezzata per attivare un istinto diabolicamente seduttore, era diventata in pochi giorni la notizia. Per scatenare la curiosità erano bastate le due parole, chiesa e maledetta, rigorosamente usate con effetto di simbiosi “.
Una chiesa sconsacrata che nelle prime pagine viene scelta come sede per una festa del male da parte un gruppo di amici molto legati tra loro. Parte così l’avventura di un romanzo pazzesco, pieno di risvolti e tensioni e colpi di scena, ed è solo l’inizio di una storia e di un intreccio che ci piacerebbe tu raccontassi nel dettaglio per i nostri tanti lettori curiosi e attenti…
È una narrazione d’avventura abbastanza classica nei presupposti. Quattro amici inseparabili, l’ultima estate prima della maturità, un piccolo paese,Crinale, uguale a decine di borghi in fondo a certe valli sperdute della provincia italiana, in questo caso l’entroterra ligure. Entroterra è una parola così bella, ricorda il sottoterra, mi sembrava un luogo perfetto per una storia che gioca sui toni dell’orrore, l’orrore di crescere di quando, come in questo caso, uno dei tuoi migliori amici è costretto a trasferirsi per sempre e l’unica cosa che puoi fare è una festa d’addio per salutarlo. Da questa occasione tenera e amara scaturisce una serie di eventi che porterà i nostri protagonisti a confrontarsi con una vicenda di violenza sociale avvenuta cento anni prima, una battaglia per i diritti le cui conseguenze ricadono sul presente con conseguenze estreme che i nostri protagonisti dovranno affrontare se vorranno salvare il loro mondo, avere un futuro.
Michele hai creato da un po’ di tempo un laboratorio editoriale parecchio interessante e fuori dal comune, che non lucra sul talento di chi scrive ma lo cerca quel talento, lo stana. Si chiama “Crudo” e, a partire dal raccontare questo progetto, ci riporti più nello specifico nell’officina di lavorazione di “Buio padre” soffermandoti sulla scelta formale e il linguaggio adottato e se, da questo punto di vista, hai lavorato in un modo differente per scriverlo rispetto ai precedenti lavori?
In Buio Padre ho cercato in effetti di applicare alcuni dei principi che proviamo a trasmettere con Crudo. Intanto, la definizione della struttura a priori che non significa banalmente fare una scaletta ma, piuttosto, definire gli strumenti e il campo d’intervento per lasciare libero sfogo all’irrazionalità della scrittura di decidere la direzione all’interno di un alveo che, comunque, è definito. Questo mi ha permesso di inanellare una serie di eventi e creare una costellazione di anticlinax che puntellano gli eventi interpretando il ruolo di svolte, rivelazioni, colpi di scena. Si parte così da una festa d’addio per andare nel dramma ambientale, che svela un lato oscuro che ha a che fare con una montagna nomen omen, MonteBuio, una montagna che sorveglia il paese e nasconde un segreto celato nel suo cuore da oltre un secolo. Un segreto che è come un fatto magico, una mutazione nel mondo naturale che si scatena a causa di una vendetta antichissima che ha che fare col mito e col diavolo.
Senza una costruzione dei piani ragionata, senza un ragionamento a priori sui vari linguaggi in campo, da quello proletario di inizio 900 a quello dei nati dopo il 2000 protagonisti della storia, sarebbe stato impossibile rendere questo romanzo fruibile.
Buona Lettura di Buio Padre di Michele Vaccari.
Antonello Saiz