“Lei inizierà a correggere lo stile, si metterà a cercare delle espressioni più precise, darà libero corso alla fantasia, i luoghi comuni le procureranno la nausea, avrà voglia di trasformarli in parole vive, di sostituire le balle in burocratese con dei fatti di scottante attualità, e lei stesso non si renderà conto di come inizierà a scrivere la verità”. “Destino zoppo” di Arkadij e Boris Strugackij, Carbonio Editore, 2023 pp. 364 € 19.50) nella traduzione di Daniela Liberti mette in gioco lo sferzante e coraggioso valore della letteratura. Un romanzo deciso e provocatorio che combina il destino degli intellettuali con il conflitto del potere, mostra una audace compiutezza nei confronti del significato autorevole dell’arte. Il libro, intriso di atmosfere metaletterarie, analizza la cinica, fredda e calcolatrice essenza del regime totalitario, afferma la spregiudicata e realistica tensione culturale, sfida l’intrepida capacità della singolare funzione sovversiva. Il protagonista Feliks Sorokin è uno scrittore, chiamato dall’unione degli scrittori sovietici, tormentato dal dubbio di esporre il proprio romanzo all’esame di Mistalet, il misuratore del talento letterario, un inquietante strumento per determinare la valutazione obiettiva di un’opera letteraria. Il libro intreccia eccezionalmente l’esistenza del protagonista con quella del suo riferimento letterario Viktor Banev, distende l’intento dell’espressività attraverso una narrazione di un universo parallelo, descrive uno scenario persuasivo del mondo con l’ampliamento dei componenti sovrannaturali, disorientando la geniale trama attraverso il confine attraente tra immaginazione e realtà. Il contesto narrativo degli autori rivela la consapevolezza della diffusione clandestina della scrittura, testimonia nelle suggestive distorsioni la dimostrazione di raccontare una metanarrazione, alternando l’abile tecnica di estendere un romanzo nel romanzo, espande il cedimento del tempo, nella lucida sensazione della decadenza, suggerisce la realizzazione di una condotta del pensiero. Confessa la perturbazione interiore, indica lo sgomento sociale e morale, mette in risalto la sottile e abissale collisione con la provocazione tagliente di una intelaiatura intricata e visionaria. Nutre la coscienza nel rigore implacabile dei contributi spietati e inesorabili del regime politico, spiega le discordanze di una società soggiogata, la ricerca per la sopravvivenza, la crudele identificazione dell’oppressione, il dissenso nel significato profetico del sovvertimento. “Destino zoppo” propone un grande e ostinato insegnamento di intensità rivoluzionaria oltre la censura, combatte la feroce restrizione della dittatura intellettuale. Vincola la fitta materia delle pagine alla solennità delle riflessioni e alla distopia delle avventure, evidenzia il presentimento apocalittico dei contrasti generazionali, nei contenuti impulsivi tra la necessità educativa dei padri e la sorte avveniristica dei bambini prodigio, figure fantastiche impazienti di preservare il futuro senza sottomettersi. Lo stile oscuro alimenta nelle espressioni traslate un universo saturo di simulacri esistenziali e di sfide intelligenti, ritrova l’urgenza di interpretare una lettura beffarda e pungente, nelle deviazioni e nelle scissioni delle dinamiche narrative. “Destino zoppo” omaggia il filo trasversale dell’inarrestabile possibilità delle parole, elogia la resistenza della letteratura, celebra il turbamento della mente, i tormenti della creazione, nell’insieme imponderabile delle emozioni.
Rita Bompadre