Dopo aver venduto più di 150mila copie in Francia arriva in Italia, da Adelphi (nella traduzione di Ottavio Fatica) il primo degli inediti di Louis-Ferdinand Céline rocambolescamente emersi nell’estate del 2021 e pubblicati da Gallimard nel corso degli ultimi due anni. Guerre, questo il titolo editoriale scelto dai curatori dell’edizione francese dal momento che Céline non diede un titolo esplicito al brogliaccio, si apre con una descrizione angosciante e realistica del protagonista Ferdinand che riprende conoscenza su un campo di battaglia della Prima guerra mondiale, sovrapposizione dell’esperienza reale del corazziere Destouches ferito in azione ad un braccio a Poelkapelle nella valle del Lys nel 1914 e del suo vagare da un ospedale campale all’altro e del terrore di subire l’amputazione dell’arto. Pagine che restituiscono lo stordimento e l’orrore davanti alla guerra, quella che «era tutto quello che non si capiva» del Viaggio al termine della notte, e che proseguono poi, da incontri con infermiere necrofile a prostitute e relativi magnaccia alla partenza per Londra (altro elemento biografico, che ritornerà nei suoi romanzi Guignol’s Band I e II), nel grottesco céliniano che i suoi lettori ben conoscono e che ora possono riscoprire, insperata fortuna, in questi inediti, tutti di futura pubblicazione sempre per Adelphi.
Ottavio Fatica, già traduttore con Eva Czerkl de Il dottor Semmelweis di Céline, sottolinea poi in una nota in appendice la difficoltà del suo compito non solo data la usuale «esuberanza lessicale e sconquasso di sintassi» céliniane ma anche visto lo stato di prima stesura del manoscritto. Come da sua abitudine di artigiano della parola, il testo sarebbe stato infatti cesellato più e più volte dalla penna di Céline e dall’occhio della sua segretaria Marie Canavaggia prima di essere inviato all’editore, e con la massima insistenza di non cambiarne parola o virgola!
Ma la potenza dello stile di Céline in Guerre coinvolge subito il lettore, portandolo anche sopra quei vuoti o incongruenze della trama dovuti appunto allo stato di primo getto del manoscritto. La comparazione del suo stile con le prime opere céliniane porta a confermare la tesi dei curatori francesi che colloca la redazione di Guerre come posteriore al Viaggio: il suo ritmo, la sfrenata sessualità, la spinta surreale lo avvicinano infatti più alla scrittura di Morte a credito, uscito in Francia nel 1936 e in Italia solo nel ’64 e con molti passaggi censurati come nella prima edizione francese, dove in realtà frasi ritenute troppo ardite dall’editore Denoël furono coperte da spazi bianchi su suggerimento di Céline stesso, in modo che il lettore potesse dare libero e voyeuristico sfogo alla sua fantasia.
Come scritto su Le Figaro Magazine del 26 maggio 2023 dal biografo céliniano Frédéric Vitoux i manoscritti di Guerre e Londres, seppur intesi da Céline più come banco di prova che romanzi compiuti, sono poi di enorme interesse per studiare l’evoluzione stilistica, lo sforzo di ricerca e la transizione di Céline dal francese macchiato di argot del Viaggio al termine della notte alla comparsa dei suoi famosi puntini di sospensione in Morte a credito e oltre: vi si vedono i tentativi di uno scrittore che vorrebbe spingersi più in là di quanto scritto in precedenza e che ci riuscirà qualche anno dopo con la «scrittura emozionale» portata a compimento nella Trilogia del Nord.
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