Il gioielliere della Milano Bene ha stregato Giorgio Armani.
Lo stilista ha pubblicato in catalogo a copie limitate il lavoro di 30 anni di Mereu fotografo svelando una metropoli raccontata attraverso le gigantografie
E’ una Milano inedita, vista da un’altra prospettiva quella immortalata da Angelo Mereu, fotografo di vaglia ma che per propria natura si è sempre tenuto lontano dalle luci dei riflettori e dalle passerelle di carta. Più che un fotografo è un artista e a dimostrarlo è un libro Una storia milanese fortemente voluto da Giorgio Armani che lo ha pubblicato per le edizioni Emporio Armani. Angelo Mereu, designer e gioielliere in via Solferino – le sue creazione sono amatissime dai protagoniste e dalle protagoniste dello show-biz non soltanto italiani- ha avuto un’intuizione che sembra uscita dal libro e dal film Smoke dello scrittore e regista americano Paul Auster: Orso d’Argento a Berlino il film, come la sceneggiatura del 1994, include la storia di un tabaccaio che ha la passione della fotografia e ogni mattina, alle otto in punto, scatta una foto davanti al suo negozio, all’angolo fra la Terza Strada e la Settima Avenue di New York, e continua per anni sino a raggiungere 4000 scatti che solo all’apparenza sembrano uguali.
Angelo Mereu questa intuizione l’ha avuta dieci anni prima: dal 1984 a oggi ha fotografato ogni megacartellone pubblicitario di Armani, la celebre immagine che giganteggia come un murale (alto 35 metri, largo 20) tra le centralissime via Broletto angolo Via dell’Orso nel cuore di Brera.
Un incrocio che Armani ha affittato in esclusiva e che da decenni occupa la facciata di un intero palazzo enon è soltanto pubblicità ma la storia dei cambiamenti del costume italiano: dagli yuppies degli anni ’80, tutta fretta e valigetta, alle top model degli anni ’90, agli attori testimonial degli anni 2000 a petto nudo, con muscoli in evidenza segno inequivocabile del cambiamento dei tempi.
La genialità di Mereu è stata di fotografarli nel contesto metropolitano sino a rafforzare il concetto dei murales o a coglierne le contraddizioni, a volte stridenti, con la vita viva di un incrocio che non è uno slargo qualsiasi ma segna le famose “sei vie”: a pochi passi il Duomo, dall’altra parte la Brera degli artisti e dall’altra il Quadrilatero della Moda, con via Montenapoleone.
Mereu è riuscito, nelle immagini raccolte nel catalogo (in vendita alla libreria Emporio Armani di Via Manzoni, nello store di New York e sul sito internet) a rinforzare l’idea dei murales che già da sole sono opere d’arte riuscendo a farci comprendere che se le cose più preziose sono più leggere dell’aria è altrettanto vero che dobbiamo prenderci il tempo per imparare a guardare.
Le istantanee di singoli momenti sommati insieme possono non solo raccontare una vita ma essere memoria indelebile. Ed è questo che respiriamo tra le pagine del catalogo: bambini che camminano giocando a Carnevale, con le maschere di Batman e altri supereroi, le bambine con le gonne di Cenerentola che sembrano spose mentre sul murale tre uomini che sembrano comunicare una ferma attesa mentre leggono il giornale in un’atmosfera molto newyorkese; un altro murale coperto selvaggiamente dagli attacchini dei partiti della Prima Repubblica con ideali che oggi esistono ancora in politica ma nessuno ha il coraggio di essere così esplicito per timore di perdere consensi: “Vota Comunista” con la bandiera segnata da falce e martello, il volto dei candidati DC, con foto che sembrano dei santini sulle tombe dell’indifferenza, una famosa discoteca che pubblicizza un concerto del bluesman americano Robert Cray e da Ben E. King, cantautore di soul e autore della canzone Stand By me, grandissimo successo del 1961 poi diventato mondiale diventando la colonna sonora dell’omonimo film del 1986, lo stesso anno del cartellone di Armani.
Poi due modelli, un uomo e una donna, che sembrano rivolgersi al passante e che Mereu inquadra dall’interno di una cabina della Sip e in primo piano il telefono a gettoni. E ancora un modello che sembra sfiorare il collo di una modella mentre sulla strada un “ghisa” multa una macchina sulla corsia riservata ai tram e nell’incrocio un ingorgo che trasforma i volti in maschere di impazienza. Poi, siamo nel 2005, quattro volti di modelle ammiccanti ma “imprigionate” da un groviglio di fili dei tram mentre degli operai lavorano alla sistemazione delle rotaie, mentre il capocantiere sembra incantato dal fascino del cartellone. Nel 2013 due modelli fotografati in “Frammenti di vita”, come recita il claim (la scritta pubblicitaria) mentre tutto intorno, nella realtà, la vita è una selva oscura nel buio di una sera milanese; nel 2015 altri frammenti di vita cartellonizzati mentre un uomo e una donna fermi a parlare non tra loro, allo schermo dei propri telefonini.
Sempre nel 2017 al muro la nuova apertura in Corso Venezia di “Armani casa” mentre in strada si disputa la Stramilano con atleti divisi tra corridori impegnati e altri con palloncini tra le mani che sembrano ancor più fermare il tempo di uno scatto. Nel 2020 un’ infermiera con mascherina e divisa di protezione ha tra le braccia l’Italia, dio fianco giganteggia una scritta di Giorgio Armani. “Per ripartire in sicurezza abbiamo bisogni di lei” mentre nella via le macchine passano indifferenti mentre una ragazza con la mascherina, sfocata come fosse il fantasma di una minaccia, cammina distanziata dal mondo.
Angelo Mereu ci consegna un catalogo dove ogni fotografia sembra invitarci non a guardare ma a vedere. Mereu fa il mestiere di un cieco. Non fotografa ciò che vede, ma ciò che pensa e cosa percepisce da ciò che ha visto. E ci racconta non solo una “storia milanese” ma un’ Italia che cambia sotto i nostri occhi speso troppo distratti per soffermarci e capire che la storia siamo noi.
Gian Paolo Serino