Sono passati venticinque anni dalla pubblicazione del mio primo e unico romanzo, che ebbe anche un buon riscontro e vinse diversi premi opera prima. Eppure, dopo centinaia di poesie, anch’esse inedite, decine di tentativi di nuovi inizi, solo adesso sto ultimandone un romanzo, che forse avrò il coraggio di farvi leggere.
Mando a Gianpaolo una breve parte scartata, o meglio, sostituita con una scritta diversamente. Lui capisce bene cosa sia il lavoro di lima, gomma e riscrittura, prima di avere la sicurezza di una versione definitiva. Adesso sono in quella fase, estenuante ed esaltante. Ovviamente è una storia d’amore, forse riesco a scrivere solo di quello, e infatti celebro una sorta di nozze d’argento del non scrivere, scrivendo. O meglio, del non pubblicare, perché con lo scrivere non ho mai smesso, dal primo diario che ho iniziato a otto anni.
Stringiamo le dite e auguratemi buon fortuna, io ve ne auguro altrettanta, con amore. Cecilia
Quando ho chiuso bruscamente quel diario, D mi stava guardando, aveva un ghigno sornione mentre aspettava Ia reazione, sembrava percepisse il mio stato d’animo mentre glielo restituivo, cercando di mascherare le mie emozioni. “Simpatico!” ho detto, con aria finto-distratta per il clima festoso intorno a noi, “dev’essere un tipo, e anche il suo amico”, ho sorriso falsamente, proprio in quel modo civettuolo che normalmente detesto nel prossimo. “A presto, allora, ciao, e bentornato”, l’ho salutato calorosamente, ho fatto un cenno anche a C che si stava intrattenendo con qualcuno. Sono scappata via, col cuore in gola.