Marco Di Eugenio vive a Roma e lavora in una delle più importanti agenzie di comunicazione italiane. Collabora con diversi giornalisti e scrittori della carta stampata e della televisione. Ha pubblicato i libri: Se l’amore finisce (Effigi 2018) e A modo mio. La tragica parabola di Sid Vicious (Arcana edizioni 2019), Cosa resta di un amore, (Protos Edizioni 2023).
Per Satisfiction ha rilasciato la seguente intervista.
Carlo Tortarolo
#
-Le fotografie sono state scattate da Stefano Mancinelli-
Marco, uno dei tuoi libri più importanti è stato quello su Sid Vicious.
Sì, è stato il mio secondo libro, Sid Vicious è stato un’icona che adesso viene ricordata anche dalla Disney, per me è stato un personaggio importante che nel libro ho cercato di raccontare anche attraverso tutte le sue contraddizioni. Dai feedback che ho avuto pare che l’operazione sia riuscita. Non ho fatto vedere soltanto il mostro, l’icona punk, ma anche il ragazzo.
Del tuo libro Gian Paolo Serino ha detto: “una scrittura ipnotica e di carne e sangue e sentimenti di uomo e scrittore modernissimo ma al contempo la sensibilità di un uomo di un’altra epoca”. Secondo te come mai? Sei riuscito a descrivere Sid Vicious con gli occhi del contemporaneo?
Di solito, sono sempre gli altri ad avere un occhio più lucido sulla mia scrittura rispetto a me e a quello che ho cercato di fare. Io ho cercato, innanzitutto, di raccontarlo un po’ al presente per cui comunque sembra come se tutto sia in divenire e quindi credo che questo possa facilitare il calarsi negli eventi per come accadono, quasi che potessero in qualche modo cambiare; invece, lo sappiamo che la storia è scritta.
E poi non mi sono soffermato solamente sui fatti più pubblici, quelli della popstar ma ho cercato un po’ di raccontare le dinamiche più private, quelle più importanti, quelle della madre e di Nancy Spungen, la sua ragazza. Per capire meglio, attraverso i racconti delle persone che hanno vissuto la coppia, questa relazione che è stata spesso criticata e disfunzionale ma che in qualche modo era un amore.
Dall’estratto che era stato scelto per l’anteprima di Satisfiction sembrerebbe che Nancy l’abbia uccisa lui.
Ho descritto un po’ il giallo, probabilmente è stato lui, ma è stato un omicidio colposo, tant’è che lei è morta solo per una coltellata e si è svegliata la mattina, poteva essere curata, solo che si trovavano entrambi sotto effetto di stupefacenti o di medicinali che anestetizzano. Però è probabile che la coltellata gliel’abbia data lui in seguito a una lite che c’era stata.
Sid Vicious è morto il due febbraio 1979 ha vissuto gli anni 70, anni di grande fermento, per cui ti chiedo: Sono tornati, secondo te, i tempi in cui è possibile rompere le regole?
Molti sognano un ritorno del rock, di qualcosa che effettivamente un po’ rompa il conformismo e la cappa che a mio giudizio vive la società. Anche le rock star si conformano al pensiero comune, vediamo Hollywood.
Lo spero ma credo che il politicamente corretto, tutti i social e la loro sovraesposizione renda impossibile che tornino delle band che abbiano lo stesso impatto dei Sex Pistols. Ma anche dei Rolling Stones che negli anni 60, quando uscirono, ebbero lo stesso impatto di rottura. Oggi la vedo veramente difficile anche con band come i Maneskin che giocano un po’ alla trasgressione ma sono veramente di plastica. Il punk che viveva Sid Vicious nella vita e sul palco era autentico, con tutte le drammaticità del caso.
Non vorrei sbagliare ma Sid Vicious dovrebbe essere l’inventore del “pogo”.
Sì, è stato lui a inventare il “pogo” che ancora oggi visto che vado spesso a concerti punk ti posso garantire che è ancora pericoloso ed impegnativo. Mi sono accorto del contrasto andando a un concerto di Max Pezzali nel quale invece mi sentivo totalmente al sicuro.
Sid Vicious aveva questo carattere violento che però contrastava con la sua grande sensibilità, era anche molto ingenuo, sembrava una sorta di Pippo l’amico di Topolino. Non dimentichiamo che era un ragazzo di 21 anni con una situazione familiare particolare, non aveva né padre né alcun punto di riferimento e la madre era tossica e inaffidabile.
Dicono anche che, quando lo hanno fatto cremare, la madre abbia fatto cadere l’urna e le ceneri si siano sparse nell’aeroporto
Quella è una leggenda, non è vero ma è girata. In realtà le ceneri sono state sparse a Philadelphia dove è stata seppellita Nancy. Però comunque è una leggenda che in qualche modo si sposa perfettamente con il mito del personaggio, anche un po’ goffo, di Sid Vicious che, un po’ come Willy il coyote, si schiantava contro i muri.
Che cosa hai imparato approcciandoti alla figura di Sid Vicious e cosa pensi che debba restare di quel libro?
Ho imparato la sua capacità, quando aveva torto, di tornare indietro, di ammettere i propri errori e spiazzare così l’avversario. Questo è un aspetto che ho fatto mio. E poi ho imparato che, nella vita, incontriamo spesso dei compromessi a scendere. Sid Vicious insegna che esiste anche il momento del vaffanculo in cui bisogna dire no, ma ovviamente va preso veramente cum grano salis. Il libro per me è stato vivere una storia e parlare di un personaggio che mi ha accompagnato per un momento della mia vita. Mi è piaciuto e poi è come se gli avessi reso omaggio, perché ho letto su di lui tanti resoconti sempre un po’ superficiali, quindi ho cercato di raccontare tutto in maniera più precisa e spero più profonda.
Ok, adesso passiamo ai libri sulla tematica amorosa Quando l’amore finisce e Cosa resta di un amore “Ho sofferto per amore. Ora soffro perché non soffro più” diceva la vecchietta incontrata dal protagonista.
Questo è un fatto vero.
Com’è avvenuto l’incontro?
Nel libro il personaggio è Alex. Anche se è chiaro che l’elemento è autobiografico. Stavo parlando con un collega di avventure serali e di amore e lei ha origliato e poi si è intromessa, ma in maniera molto carina ed elegante, parlando del tema amoroso quindi ci siamo trattenuti a parlare e lei ha raccontato anche le esperienze un po’ più piccanti dal punto di vista erotico. Alla fine delle sue considerazioni l’ultima frase effettivamente è stata dominante e descrive anche un po’ la condizione dell’uomo.
“La Donna è l’unico Essere Umano capace di azzerare un uomo” questo è stato scritto del tuo libro. Cosa ne pensi?
Io ho notato che la donna generalmente è molto più risoluta al momento della fine del rapporto, poi ci sono anche situazioni differenti. L’uomo è un po’ più superficiale durante la storia e dà attenzione allo sport, agli hobby e magari a qualche altra a qualche altra donna.
La donna invece è un po’ più delicata, però, quando c’è da fare una scelta, è molto più netta e all’apparenza anche più crudele. Poi, in realtà, non è sempre così, anche la mia ex mi disse che lasciare è anche doloroso, però, rimango sempre dell’idea che la parte più debole e fragile è quella di chi è lasciato.
A meno che non sia l’esito di una strategia.
Sì sì, non parliamo di casi estremi o particolari, mi riferisco a situazioni che possiamo considerare “normali”.
Quando finisce un amore descrive la parte iniziale dell’abbandono quella più dolorosa mentre Cosa resta di un amore descrive la parte successiva quella dell’accettazione.
Sì, è come se la pellicola del film fosse vista per intero e non solamente in una sua piccola parte. Dà una visione un po’ più di insieme e soprattutto, più concentrata sul post appunto, come dicevi tu, sull’accettazione che poi è preceduta dalla depressione che è una delle cinque fasi del lutto amoroso. Così mi concentro sul suo tentativo di dimenticarla anche tramite le ragazze conosciute su Tinder che comunque è un fenomeno che va registrato che ormai è abbastanza diffuso tra i trentenni e i cinquantenni. Ormai Tinder fa parte della nostra realtà e lì si possono fare diversi incontri con esiti più o meno fortunati come il protagonista che così cerca di superare l’amore perduto.
Il poeta Paul Géraldy, diceva che “Quando ci amano, non amano proprio noi. Ma siamo proprio noi quelli che, un bel mattino, non amano più.”
È vero, il processo di idealizzazione fa parte dell’amore e tutto sommato è inevitabile. Ed è un desiderio di tutti quello di essere visti e percepiti con lenti speciali d’amore. Che poi non vuol dire che una persona si inventa un’altra persona che non esiste ma invece ne ingrandisce le qualità e ne sminuisce i difetti. È una cosa bella e tutti vorremmo essere percepiti in maniera particolare come, del resto, capita con una madre che guarda al figlio con occhi speciali.
Gibran nel dire che “L’amore non conosce la sua profondità fino all’ora della separazione”.
Vero, vero. Subentra questa condizione tragica perché, quando un amore finisce rimane nel mito. Alimenta tutto quello che poi non è stato e al tempo stesso se invece prosegue e si fa progetto d’amore, penso ai miei genitori sono sposati dal 68, ingiallisce e perde anche quella parte più bella. Comunque tu la metta, qualcosa che non va c’è sempre, anche se poi ci sono le eccezioni. Ed è vero che spesso l’amore, quando lo perdi, si fa appunto nostalgia, rimpianto ed è forse la parte, non più bella però sicuramente più consapevole e paradossalmente più viva. Non so se sono stato chiaro ma comunque concordo con Gibran.
La sensazione che ho avuto leggendo il tuo libro è stata come se amare fosse immergersi in un mare dal quale non ci asciugheremo più. Forse noi uomini non dimentichiamo mai l’altra persona e resta in qualche modo tutto sempre lì. Cosa ne pensi?
Confermo, nel personaggio del libro rimane il bello di quei giorni e poi grazie a quella persona è maturato, ha avuto un’evoluzione della persona perché, se un amore è vero fa fiorire situazioni e ci fa maturare e migliorare. Dall’altro lato rimane il trauma che condiziona poi i rapporti che seguono. Alex, forse in modo troppo spiccato, coltiva molto la nostalgia e in qualche modo non vuole far andare via quell’amore e quei ricordi, perché lo rendono paradossalmente più vivo, anche rispetto alle situazioni che vive con le altre ragazze dopo.
Questa nostalgia non è un po’ troppo dolorosa? Alex non rischia di rimanere ostaggio di questa nostalgia?
Il rischio c’è, naturalmente la nostalgia è un sentimento bello e nobile che non significa che noi vogliamo rivivere la situazione, però proviamo un dolore dolcissimo nel rievocarla. Questo può succedere se pensiamo alla nonna, all’infanzia oppure a momenti belli con i genitori e con degli amici che non ci sono più. Alex lo fa ma credo che la nostalgia debba essere coltivata più di quanto normalmente si fa, perché è una macchina del tempo e del cuore che va azionata di più.
Però concordo un po’ con l’osservazione che facevi perché quel dolcissimo dolore naturalmente può creare degli sbalzi forti. Per superare e mettere un po’ da parte la nostalgia l’ideale sarebbe incontrare un amore altrettanto forte, però, la vita non sempre è così.
Mi dicono che chiusa una porta si apre un portone, un po’ tutti credono buon finale. Invece non è sempre detto, è brutto a dirlo ma a volte certe magie capitano una sola volta nella vita. Ma ogni volta anche nelle presentazioni trovo molte resistenze perché molti vorrebbero essere confortati soprattutto rispetto all’amore però io sono controintuitivo e ribadisco che ci sono amori che non si ripetono. poi può darsi pure che oggi, più tardi, vada dal panettiere e incontri la donna della mia vita, però non è detto che sia così.
Diciamo che poi questo può diventare uno scudo con il quale difendersi da altre relazioni nel senso di impedire che nascano.
Eh, sì nel caso specifico poi di Alex-Marco ha comunque impedito però tutto sommato è anche normale che sia così. Se hai vissuto un grande amore ci vuole anche del tempo è anche normale, non nascondiamoci, che ci possa essere un paragone poi l’importante è cercare di elaborare e poi e andare avanti. Però è altrettanto vero che la fase della tristezza e anche della difficoltà nel sostituire un amore credo che vada assolutamente rivendicata. Tutti dicono il contrario, tutti ti invitano a dimenticare il passato, a volte anche a rinnegarlo o voltare pagina. Ma non volti pagina quando o come dici tu, ci vogliono dei tempi, soprattutto se è un grande amore. È brutto, perché tutti vorremmo essere, più o meno sempre, felici o saper voltare pagina. La realtà però dice cose diverse, quindi bisogna pure accettare delle croci che però servono anche per maturare.
Non ricordo più dove l’ho letto ma c’era una coppia molto longeva alla quale veniva chiesto qual era il segreto della felicità e questi rispondevano: avere bassissime aspettative.
Ahahah, sì, un consiglio molto pratico chiaramente, con un’idea dell’amore un po’ diversa da come l’ho vissuta ed elaborata io, che è qualcosa di più passionale, se vuoi un po’ più alla Romeo e Giulietta che può apparire anche adolescenziale. Però, per un rapporto lungo, immagino che possa essere una buona ricetta.
Anche se i miei 5 anni con l’ex forse non li scambierei con i cinquant’anni dei miei genitori. Qui un po’ di emerge la visione alla Sid Vicious di bruciare tutto velocemente.
Adesso, Marco, cosa vorresti fare?
Da un punto di vista editoriale mi piacerebbe fare una trilogia e chiudere il ciclo amoroso e quindi ho in mente una sorta di manuale d’amore con alcune tesi controintuitive cui ti ho accennato anche perché i primi due libri erano delle testimonianze di vita e il terzo mi piacerebbe che fosse un piccolo saggio molto pop e naturalmente facile da leggere.