Ieri sera e dopo un lungo viaggio siamo arrivati ad APHRODISIA, mostra dell’artista internazionale Michele Iodice a cura di Kathryn Weir.
APHRODISIA. Territorio dell’anima e corpo umano che Michele Iodice racconta con tutti i linguaggi e materiali che può, dove sculture, dipinti e video, ironici oggetti di design e buchi sul muro per spiare il mondo dei fauni, convivino con Saffo, il delfino e una Venere del Museo.
Rispettando l’anarchia e la leggerezza, il gioco e la sensualità come pilastri della sua concezione di Eros, l’artista rende anche omaggio al Museo Archeologico che la ospita e del quale ha fatto parte per più di quarant’anni “sentendo il privilegio di entrare ogni giorno in un luogo dove le opere mi offrivano la loro bellezza e la sensualità dei loro sorrisi, della loro nudità”, disse Iodice commosso all’apertura, in questa involontaria specie di retrospettiva biografica, alla quale erano presenti tutte le persone – famiglia, amici, colleghi ed ex colleghi del museo, conoscenti del mondo dell’arte e non – che hanno fatto parte in qualche modo del suo vissuto e delle quale ha saputo guadagnarsi affetto e stima.
Questa notte al MANN l’autunno è iniziato con una festa sotto il segno dell’arte e dell’amicizia. Le tre sale al secondo piano e il giardino si sono riempite di persone desiderose di scoprire, abbandonate alla guida sensuale e giocosa proposta da Iodice attraverso le più di cinquanta opere esposte.
«La mostra APHRODISIA ripercorre in maniera analoga il viaggio erotico che costituisce amorosamente ogni anima singolarmente attraverso una vita», scrive Kathryn Weir, curatrice di fama internazionale ed ex curatrice del MADRE, stabilendo una risonanza tra questo viaggio e quello del celebre autore statunitense Samuel R. Delany in Phallos (2004). Una mostra frutto di «molto lavoro e molto piacere», due aspetti che il nostro mondo tende a rappresentare come inconciliabili.
Interviene anche il professore Umberto Papalardo, noto ricercatore confermato di Archeologia e amico storico dell’artista, per raccontare, costretto dall’affollamento, solo un aneddoto che illustra l’eros ai tempi antichi, quando la nudità delle Madonne non era tabù, con la promessa di altri due aneddoti che si potranno leggere nel catalogo che verrà presentato al vernisagge.
Tutti i sensi vengono coinvolti e così un profumo sottile di rose, offerto da Mendittorossa, accompagna i visitatori nella sala dedicata ad Aphrodite, dea dell’Amore, dea che oltre ad offrirsi perché lo sguardo al suo corpo accendesse il desiderio, emanava questo stimolo olfattivo.
Infine, e sempre nell’apertura della mostra, il Direttore del Museo Paolo Giulierini ha messo in risalto la delicatezza e l’eleganza di Iodice nel raccontare la sensualità e l’Eros, e ha fatto riferimento alla sua soddisfazione nel avere esposto questa mostra nell’ottica sempre di “pensare il Museo non come portatore di certezza ma come portatore di domande, capace di pensare e problematizzare la realtà, di accendere discussioni”. Un riconoscimento va alla sua coraggiosa e impegnata direzione che ha reso l’Archeologico un museo vivo, degno del fuoco vitale che rende unica questa città e i suoi abitanti.
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*Photo Credits Jordi Mestre i Vergés
APHRODISIA Immagini di un mondo fluttuante
di Michele Iodice
a cura di Kathryn Weir
Museo Archeologico di Napoli
dal 21 settembre al 20 novembre 2023