Sherwood Anderson è stato uno scrittore importante e influente, molto apprezzato per la sua opera fondamentale Winesburg, Ohio, una raccolta di racconti collegati tra loro che ha dipinto un ritratto intimo dell’America delle piccole città e ha avuto un impatto duraturo sulla letteratura americana.
Nel 1938, tre anni prima della sua morte, Anderson si trovava a un bivio sia dal punto di vista creativo sia da quello personale, alle prese con il peso esistenziale dell’invecchiamento e con l’ansia dell’inerzia artistica. Scrisse questa nota di diario il 22 settembre di quell’anno, una settimana dopo la morte dell’amico e collega romanziere Thomas Wolfe, entre era alle prese con Un’ultima primavera, un romanzo che alla fine non sarebbe riuscito a completare.
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Giovedì 22 settembre, Ripshin
Sprofondato nella tristezza, con il cane nero che mi sta sempre addosso, odiando la fine dell’estate, sentendo la mia inefficienza. Mi sembra
di non aver fatto nulla.
Fa ancora freddo, ma il cielo è sereno. Perché ho sempre la sensazione di dover realizzare qualcosa?