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Rosalia Messina. Nulla d’importante tranne i sogni

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L’incipit di “Anna Karenina” di Tolstoj “Tutte le famiglie felici si somigliano; ogni famiglia infelice è infelice a modo suo” ben si presta a essere accostato alla tematica che tratta il romanzo “Nulla d’importante tranne i sogni” di Rosalia Messina (edito nel settembre 2023 da Arkadia Editore nella collana Eclype), ovvero la difficoltà nella gestione dei rapporti familiari.

Quello a cui aspirano le sorelle Mortillaro, Rosamaria detta Ro e Annapaola detta Nana, non è tanto apparire una famiglia felice, ma dare l’illusione al prossimo di essere normale. Tentativi ripetuti nel tempo e destinati a fallire: «Avevano provato a sentirsi sorelle e non ce l’avevano fatta. Lei, (Nana) senza Ro tra i piedi, viveva meglio, respirava meglio, vedeva perfino una donna più bella nello specchio.»

Nana, la più giovane, sebbene dimostri più anni della sorella, tra le due è la figlia di serie B: non bella, piuttosto in carne, insegnante insoddisfatta, al contrario di Ro, viziata, fortunata, nota scrittrice, amante unicamente di se stessa e «che dell’uso appassionato delle parole aveva fatto un mestiere, le amava solo quando poteva leggerle e scriverle. Le parole dette e ascoltate, come diceva spesso, potevano pure andare a farsi fottere.» E ciò la rende distante, rintanata nel suo rifugio: la villa che si è fatta costruire ad Acireale dopo aver abbandonato Catania con la sola compagnia di Anita, all’inizio sua insegnante di spagnolo, poi segretaria, amica fidata, infine moglie, la stessa che afferma convinta «Le famiglie felici non esistono. Nel migliore dei casi, rapporti decenti si reggono su dosi massicce di pazienza e buona volontà; si finge che tutto vada bene, si finge di non capire una frecciata, di non vedere un broncio, si ignora con eleganza un tradimento.»

È la prassi come modus vivendi.

La gelosia, l’invidia, la rabbia sono tutti sentimenti che animano Nana nei confronti della sorella e la rendono aggressiva, mai conciliante, sempre incline a provocare lo scontro fino alla rottura definitiva del rapporto con la conseguente decisione di quest’ultima, dopo sette anni di lontananza e la scoperta di una malattia incurabile, di mettere in atto la sua vendetta. L’apparente algida Ro, dal canto suo, è ben consapevole dei molti peccati da espiare, dei sensi di colpa provati perché ha avuto molto dalla vita per merito e fortuna e ha tentato di rimediare, inutilmente, elargendo in varie occasioni aiuti in denaro ai figli di Nana, Fosco e Giada. Il primo è ormai avviato a una brillante carriera e manifesta un temperamento sempre prudente nel mantenere le distanze da ogni coinvolgimento familiare, pur preferendo la zia alla madre, la seconda affoga la propria intelligenza e sensibilità nell’alcol dissimulando durezza e menefreghismo.

Ro si vendicherà di ciò che ha ritenuto ingiusto e vissuto come un tradimento attraverso la stesura delle sue ultime volontà, affidando a lettere e a un diario la rivelazione di segreti e rancori, di un amore fonte di dolore e di affetti consolidati nel tempo. Sarà sempre e comunque la parola scritta la sua alleata, l’unica capace di renderle giustizia mostrandocela per quello che veramente è: vittima e carnefice.

Ogni personaggio presente all’interno del romanzo ben si presta a evidenziare le peculiarità dei caratteri degli altri anche grazie alla capacità dell’autrice di padroneggiare una scrittura mai superflua, ma attenta a non trascurare i dettagli così da metterci in relazione con i protagonisti immergendoci in quel loro mondo di incomprensioni, di ferite non cicatrizzate. Una storia con dentro storie come del resto è la vita: incontro e scontro di persone, di sentimenti, alternarsi di fughe e avvicinamenti, di dolori e gioie.

Nel leggere questo libro mi è venuto spontaneo visualizzare una tavolozza dove un determinato colore risponde a un personaggio. Il nero è Ro, con la sua capacità di dominio, senza ignorare il mistero, il rimorso, il dolore, la morte che la contraddistinguono. Il rosso è Nana, vi è tutta l’aggressività con l’aggiunta di una rabbia dificile da contenere e nutrita nei confronti del mondo. Il blu è Anita, capace di trasmettere calma, cordialità e totale fiducia, l’amica che tutti vorrebbero avere. Il grigio è Fosco, così neutro nel suo agire, nell’evitare coinvolgimenti e nel creare distanze. Il viola è Giada, con i suoi passaggi da uno stato razionale a uno condizionato dall’alcol, dove la parte emotiva e più fragile non trova sempre ripari e viene allo scoperto.

Parole e colori. Ho gradito questo inaspettato abbinamento e mi auguro che i futuri lettori possano aggiungerne altri così da completare la palette e ottenere una perfetta armonia cromatica.

Carla Magnani

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Rosalia Messina: “Nulla d’importante tranne i sogni”, Arkadia Editore, Collana Eclype

(pagg. 192 euro 16,00)

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