“Contro l’empatia. Una difesa della razionalità” di Paul Bloom (Liberilibri, 2023 pp. 312 € 20.00) a cura di Michele Silenzi, è un libro irrinunciabile, necessariamente indisponente e inevitabilmente irritante. Un’opera impeccabile che circonda il limite inafferrabile e suscettibile dell’interferenza sensibile, nell’estremità indebita e fastidiosa delle relazioni umane e delle storie. L’autore scompone la natura viscerale del bene per sezionare l’essenza di ogni valutazione caritatevole, ammette il coinvolgimento allegorico nell’etica audace e brillante dei comportamenti compassionevoli, riconosce l’essenzialità provocatoria della sinuosa esperienza umana, raccomanda suggerimenti per oltrepassare l’attrazione, contaminata e condizionata, della partecipazione emotiva e avviare consapevolmente la direzione della razionalità. “Contro l’empatia. Una difesa della razionalità” è il risultato analitico di una generosa e scrupolosa ricerca psicologica e introspettiva in cui l’impalcatura percettiva dei sentimenti sostiene la mirabile propensione verso l’intrigante parola, l’empatia appunto, eccessivamente sfruttata e strumentalizzata. Nello specchio di una società in cui si invoca con insistenza la supplica rivolta alla misericordiosa capacità di mettersi nei panni degli altri e di immedesimarsi nei loro stati d’animo, il testo irriverente e ironico di Paul Bloom assume il merito sfrontato e cinico di orientare una educazione contro l’utilizzo inopportuno e sconveniente dell’empatia, riflette il processo psichico dell’altro, rammentando la risoluzione geniale e coerente di praticare l’efficienza dell’intelletto e di impiegare l’adeguatezza della logica. Paul Bloom fronteggia l’atavica e disorientante antinomia della connessione tra l’inclinazione impulsiva e lo stimolo ragionevole, influenza la disinvolta prepotenza degli interrogativi, spiega la lezione controcorrente delle opinioni sconsiderate e dei giudizi irragionevoli e ingiustificati, intuisce la fatale e insinuante confidenza nella pratica spirituale di adottare scelte esemplari. Segnala l’empatia come una pericolosa e insidiosa indicazione morale nella politica, nella famiglia, nell’amore, manipolata nell’esitazione dei pregiudizi, pervasa dal carattere distorto e sospettoso degli uomini. Sperimenta la reciproca propensione a cogliere le impressioni nella vocazione emotiva e cognitiva degli individui risolti esistenzialmente, coscienti della propria condivisione.
L’insegnamento contrastante e urtante di Paul Bloom fornisce l’utile e accattivante spunto di riflessione sul fatto che la sintonia della compassione, se non è filtrata da una corrispondenza raziocinante, può condurre a gesta precipitose, a conseguenze utilitaristiche, con effetti disastrosi per l’anima. La storia fornisce numerosi esempi della dinamica comunicativa deviante e isterica dell’empatia, in una retorica che riecheggia l’ossessiva e smisurata forza dei sentimenti e nel compiacimento sconveniente delle attitudini soccorrevoli. Paul Bloom ci ricorda di motivare il modo migliore di essere gentili e di preoccuparci per gli altri, assecondando il dubbio destabilizzante e attraente se l’immersione nel sentire emerga in virtù delle idee che possediamo nei confronti di una certa situazione e in relazione alla nostra appartenenza, se siano attendibili i nostri presentimenti sociali, le sensazioni primitive del cuore e ci invita a confrontarci con un ponderato chiarimento delle percezioni fraintese, applicate con finalità oneste o ingiuste secondo le trame della necessità. Ci esorta a non cedere alla limitata approvazione dell’altruismo, ma ad assecondare la lungimiranza dell’intelligenza emotiva, afferrare il senso e la natura del dolore, a interrogarci su quale strada realmente intraprendere per intensificare l’intesa del mondo, arricchire il cammino del prossimo e ricevere il dono equilibrato del discernimento.
Rita Bompadre