Questa settimana per Le Tre Domande del Libraio incontriamo Luca Ragagnin in occasione dell’uscita del suo trentottesimo libro, ‘ Un solco senza seme. Scritture in versi 1988-2023’ , edito da Miraggi Editore nella collana Baskerville e con la cover di Antonella Bukovaz .
Da lettore considero, personalmente, Luca Ragagnin uno dei più grandi scrittori della scena contemporanea italiana. Autore di romanzi, racconti, testi teatrali, poesie e testi di canzoni (pensiamo solo ad alcuni grandi successi dei Subsonica !). Con Miraggi ha pubblicato il volume di racconti Musica per Orsi e Teiere; il saggio Capitomboli, la trilogia musicale Imperdibili perdenti, l’excursus musicale-narrativo Autoritratto in vinile; e ancora i romanzi Agenzia Pertica, Pontescuro e Il bambino intermittente(questi ultimi due presentati ai Diari ,in due serate che resteranno tra le più belle della nostra libreria). In attesa di rivederlo dal vivo a Parma sabato 17 febbraio rivolgiamo le Tre Domande intorno a questo “libro mondo” in cui sono ripubblicate molte sue le sillogi poetiche con l’aggiunta di tanti inediti.
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Questo volume, “Il Solco senza seme”, raccoglie il meglio di 35 anni di scritture, con molti testi ormai irreperibili e soprattutto con tanti inediti. Ci vuoi raccontare come nasce l’idea e, soprattutto, quanto lavoro c’è stato dietro, portandoci nell’officina di lavorazione del libro ?
Ci pensavo da alcuni anni. Giravo intorno alla tentazione di riprendere in mano tutti quei materiali non in prosa disseminati tra riviste, antologie, sillogi e anche libri diventati il guscio fossile della carta stampata, il fuori catalogo. Poi, terminata la stesura del Bambino intermittente, mi sono deciso. Ne ho parlato al mio editore, Miraggi, e l’idea è piaciuta.
Questo spazio su Satisfiction è parecchio visualizzato, ogni settimana, dai Lettori forti. Nella prefazione parli “di materiali con gli a-capo: vogliamo spiegare nel dettaglio, ai nostri lettori, cosa contengono i solchi di questo corposo volume e cosa si trova nello specifico nelle diverse sezioni ?
In buona parte il libro è un’antologia che ripristina l’originale collocazione dei testi. Ci sono una storia privata e sentimentale del cinema in versi e la sua gemella, dedicata alla televisione italiana, le tre raccolte di poesie di fine anni ’90, inizio 2000 (anche se nella prefazione chiamo l’intero volume un blocco di materiali con gli a-capo), un testo teatrale, delle filastrocche sulle meduse (che pubblicai solo parzialmente con Il Castoro e qui raddoppiate), molta scrittura che ha a che fare con la musica e che parla di musica (dischi, artisti, periodi, movimenti e generi). Poi c’è un testo che ha l’andamento di un romanzo ma che romanzo non è, dove uso sia la versificazione che la prosa e che non è nessuna delle due cose. è una sorta di punto d’arrivo della non scrittura, è un solco di scrittura, con il seme asportato. Si chiama “Mangimonio” ed è inedito.
Un timoniere responsabile delle rotte che hanno preso la vita e la scrittura. Luca, io come lettore, mi sono appassionato alla tua scrittura attraverso un magnifico romanzo pubblicato da Del Vecchio una decina di anni fa, Arcano 21. Romanzo tanto amato e tanto consigliato tra i clienti della mia libreria, e stessa cosa è accaduta qualche anno dopo, con Pontescuro e Il Bambino intermittente. Libri pubblicati, con una scelta precisa da parte tua, da case editrici indipendenti di progetto e con una grande attenzione verso la qualità. Vogliamo spendere due parole sul mondo dell’editoria e sulla tenacia e la testardaggine di queste case editrici, capaci di far arrivare sui nostri scaffali libri coraggiosi come questo?
Intanto ti ringrazio, Antonello, e Alice Pisu con te, per il lavoro che avete fatto e continuate a fare con la libreria Diari di Bordo. Quando ho iniziato a pubblicare, a metà degli anni ’90, le librerie indipendenti erano ancora lontane. C’erano le riviste cartacee e una piccola editoria che spesso arrivava senza fiato dai due decenni precedenti. Lo spartiacque ideologico-politico, che ti consentiva una qualche collocazione, non contava più nulla e ancora mancavano la sarabanda del virtuale, gli specialisti della bolla, i tuttologi e critici dell’ombelico. Ma non è un giudizio sprezzante, ci siamo tutti mossi con quello che avevamo intorno e io, a trent’anni, avevo intorno ancora un sentore di Novecento, un ultimo evanescente profumo di quel mondo là. Forse è per questo che continuo ad amare le piccole realtà editoriali: perché le amavo già all’epoca e loro mi ripagavano con opere che per me erano oro colato e che alla grande editoria non sarebbero mai approdate. Rimane però il fatto che tutto questo non è solamente un’inclinazione culturale legata a un periodo, è anche e soprattutto uno spirito e lo spirito travalica i tempi. E così, dopo aver toccato la grande editoria, ho avuto la fortuna di conoscere alcune persone giovani che si stavano affacciando al mondo dell’editoria con quello spirito. È successo con Del Vecchio e poi con Miraggi, con cui lavoro ormai da una dozzina d’anni. E, hai ragione, hanno avuto un enorme coraggio a pubblicare un libro come il mio, cioè un volume di 600 pagine di un autore pochissimo conosciuto, che porta dividendi carbonari, maldisposto a buttarsi nella mischia, non per snobismo ma per piemontesissimo riserbo.
Buona Lettura di Un solco senza seme di Luca Ragagnin.
Antonello Saiz