“Il mondo è il mondo e non scrive storie a lieto fine”. La storia dell’amicizia tra Chuck Kinder e Raymond Carver, perché di questo si parla in Lune di miele, ha un finale triste, l’unico possibile del resto. Nel romanzo i due sono Jim Stark (Kinder) e Ralph Crawford (Carver). Nelle prime pagine li vediamo come dei ragazzacci alcolizzati e visionari che si arrabattano con la scrittura nella California “decadente e modaiola degli anni Settanta”. A fine romanzo saranno le stesse canaglie di allora, con qualche dollaro in più in tasca forse. Più che uno scrittore di successo, Chuck Kinder è un personaggio leggendario, le cui dimensioni esistenziale e artistica si sono alimentate a vicenda, nel senso che senza quella vita lì Kinder non sarebbe diventato l’autore che conosciamo e non sarebbe stato così amato da chiunque abbia orbitato in quella malinconica parabola di sogni, alcol e merda che lo ha trascinato dall’Iowa alla California e dalla California alla Florida, prima di spegnersi a poco più di settant’anni nel ricordo vivo, vivissimo, di romanzieri come Michael Chabon, l’allievo più illustre che gli fece indossare i panni di Grady Tripp nel suo Wonder Boys.
Ralph e Jim si dividono di tutto: ambizioni, spinelli, bottiglie di bourbon, perfino le donne. Le due mogli, Alice Ann e Lindsay, hanno un ruolo da coprotagoniste nel romanzo, Alice Ann in particolare riempie la scena almeno quanto Ralph; il loro matrimonio è burrascoso, focoso e violento, fatto di fughe e di ritorni, di singhiozzi notturni, soprattutto di tradimenti. Alice Ann è un personaggio magnifico, la metà del successo di questo libro lo dobbiamo a lei. Ralph, Alice Ann, Jim e Lindsay trascorrono molto tempo insieme, sono praticamente una sola famiglia. È una promiscuità curiosa, lussuriosa, scontrosa. Nonostante tutto: liti, bugie, sputtanamenti, i quattro sono inseparabili, uniti da un solo destino.
Tutta la storia è pervasa da un clima di precarietà, tutto è sempre sull’orlo del precipizio, a un passo dal baratro, ma a tenere in piedi Jim e Ralph è la loro profonda umanità, e la speranza.
Lune di miele è un romanzo sulla speranza, una dichiarazione d’amore alla vita anche quando non mantiene le promesse o ti si mette di traverso. Il realismo sporco e comico di Kinder ricorda quello di Bukowski e Lansdale: poche parole, dialoghi serrati senza virgolette, qualche volgarità, tanto cuore.