Per Le Tre Domande del Libraio su Satisfiction questa settimana incontriamo la scrittrice Ilaria Gaspari, da poche settimane sugli scaffali delle librerie con un nuovo romanzo dal titolo ” La reputazione ” edito da Guanda. Dopo l’esordio per Voland nel 2015 con “Etica dell’acquario” e “Ragioni e Sentimenti”per Sonzogno, Ilaria Gaspari ha pubblicato per Einaudi “Lezioni di felicità “, “Vita segreta delle emozioni ” e “Cenerentole e Sorellastre “.
Ilaria ci vuoi raccontare come è nata l’idea di questo libro e come sei arrivata alla casa editrice fondata da Ugo Guandalini e dal 1932 fortemente legata a Parma, la città dei tuoi Diari di bordo?
Era da tanto, tanto tempo che volevo tornare a scrivere un romanzo “puro”, con una trama e dei personaggi, un’ambientazione, un’atmosfera… l’idea di raccontare proprio questa storia l’ho avuta leggendo un’inchiesta firmata da Edgar Morin nel 1969 su una faccenda inquietante avvenuta a Orléans proprio in quell’anno: una calunnia che coinvolgeva alcuni negozi di abbigliamento per ragazzine, in una minaccia che mescolava elementi di antisemitismo (si trattava di negozi gestiti da francesi di religione ebraica) a un’istanza coercitiva, di controllo sui corpi e i comportamenti delle ragazze (le adolescenti che dopo il ’68 avevano iniziato a vestirsi in una maniera più libera e meno formale, venivano ammonite rispetto a questa nuovissima indipendenza, con lo spauracchio dei rapimenti nei camerini). Ho pensato che fosse una storia molto interessante da raccontare, perché offriva molti elementi di riflessione sul presente e su temi complessi, sottili, come appunto è quello della reputazione. Ho voluto raccontarla non nella forma di un’inchiesta ma in quella di un romanzo: volevo mettere anche chi avrebbe letto il libro nella condizione di sentire in profondità il dilemma etico che tutti ci riguarda di fronte a una calunnia, che distrugge l’innocenza e trasforma anche i testimoni in complici. Quindi ho iniziato a scrivere con un grande piacere ritrovato (quello del romanzo), ambientando la storia nella Roma degli anni ’80, sia perché effettivamente la calunnia di Orléans in quegli anni si era diffusa a Roma in forma di leggenda metropolitana (la ricorda anche Teresa Ciabatti in Sembrava bellezza), sia perché mi pareva interessante usare un decennio che per tanti versi è stato un laboratorio del presente per far riflettere su quello che siamo, quello che accade oggi.
Ho voluto scrivere il romanzo senza nessun condizionamento, senza un contratto con un editore, anche se avevo avuto diverse proposte per questo ritorno alla narrativa. Ma ho preferito essere completamente sola nella fase di scrittura perché sapevo che per raccontare una storia così complicata e sottile sarebbe stato necessario del tempo e una sensazione di libertà assoluta.
Quando ho finito il libro, i miei agenti l’hanno letto e poi passato a una piccola rosa di editori che ci parevano adatti. Guanda mi sembrava fin da subito la casa ideale per questo libro, perché ha un bellissimo catalogo di stranieri, con cui sono cresciuta, e secondo me questo romanzo sarebbe stato bene in un dialogo con quel genere di narrativa… sono stata felicissima quando ho saputo che a Federica Manzon era piaciuto e che avrebbe voluto pubblicarlo.
Ilaria il nuovo romanzo è ambientato a Roma negli anni ottanta e tutto ruota intorno a una boutique dei Parioli, dentro la quale si snodano le vicende dei protagonisti. Ti va di dettagliare ai lettori di Satisfiction la trama e i personaggi che animano questa storia avvincente ?
La storia è raccontata dalla voce di Barbara, che molti anni dopo i fatti ripercorre una vicenda della sua giovinezza che ha lasciato in lei una ferita aperta e forse, indoviniamo da qualche dettaglio, le ha impedito di crescere davvero. Quando era una studentessa di filosofia ventenne, Barbara si è ritrovata a essere un po’ in bolletta (oltre che parecchio fuori corso e in una ingarbugliata situazione sentimentale) e così ha accettato quello che doveva essere solo un piccolo impiego temporaneo: un lavoro da commessa nella boutique Joséphine, raffinato negozio di abbigliamento ai Parioli, gestito da Marie-France, carismatica signora francese dall’età indefinibile, prigioniera dell’angoscia per la propria bellezza in declino (angoscia che ne nasconde altre più profonde e sostanziali), generosa fino all’incoscienza, testarda e tenera, che tratta le sue ragazze come una chioccia i pulcini. Il socio di Marie-France, Giosuè, è un uomo enigmatico, elegante, tanto riservato quanto altruista. Quello che una volta si diceva: un principe. Di sé parla molto poco, ma non perché sfugga al contatto: semplicemente sa eclissarsi, nel gineceo in cui trascorre le sue giornate. In negozio lavorano anche Marta e da un certo punto in poi Micol, coetanee e ben presto amiche di Barbara, una pragmatica e sulfurea, l’altra splendidamente fra le nuvole. Gravitano attorno alla boutique le amiche storiche di Marie-France, Lorelei e Isa Cacioni, e una miriade di clienti che crescono di numero quando l’eccentrica proprietaria decide di aprire a una linea per ragazze. Allora impercettibilmente iniziano a cambiare le cose. Piccoli sgarri, segnali indecifrabili, sussurri, dispetti… nessuno, dietro le vetrine di Joséphine, si rende conto della gravità della situazione, finché non è troppo tardi. Quando la calunnia si sarà prepagata, Barbara si ritroverà in una posizione eticamente molto scomoda: continuare a fidarsi delle persone a cui ha imparato a voler bene, o dissociarsi dal loro nome per evitare il contagio della calunnia? Nessuna opzione pare poterle garantire la salvezza…
Il romanzo indaga il rapporto tra ciò che siamo e l’immagine che, invece, si vuole dare di sè, ma anche quanto male può fare il peso di una maldicenza. Nel portarci nell’officina di lavorazione del libro, ti va di spiegare l’urgenza di focalizzarti su questi aspetti per raccontare il percorso di crescita di Barbara?
Penso che siano dei nodi che tutti, crescendo, siamo chiamati a sciogliere, quelli che riguardano il rapporto con lo sguardo degli altri. Risolvere completamente il fastidio, l’invadenza e qualche volta la brutalità di quello sguardo esterno, che poi tanto spesso finiamo per introiettare, è impossibile e forse nemmeno augurabile. Ma è, certo, un tentativo che va fatto, altrimenti non conosceremo mai la sfida inebriante e complicata di diventare adulti, e liberi e responsabili delle nostre azioni. Barbara si trova a vivere questa sfida in termini più complessi e ingarbugliati del previsto, perché la calunnia impone, a quello sguardo, e all’immagine che lei ha di sé e delle persone a lei care, una torsione mostruosa che la porta a dover prendere una decisione che per accidia, forse, o forse perché non si rende conto della gravità della situazione, non è in grado di prendere… e così tradisce Marie-France, senza davvero farci caso sul momento, ma in una modalità irreversibile. Volevo provare a raccontare, a sentire e a far sentire, questa difficoltà del coraggio di fronte a una minaccia impalpabile e pervasiva com’è la minaccia che fa traballare la nostra reputazione. Penso che sia un tema su cui è importante riflettere oggi, che di strumenti per distruggere reputazione ne abbiamo a bizzeffe, e fin troppo potenti…
Buona Lettura con “La Reputazione” di Ilaria Gaspari .
Antonello Saiz