La porta dell’invisibile deve essere visibile
René Daumal
Monte Cocuzzo, la grande montagna, che occupa da sola mezzo cielo sfolgorante nella luce marina del Tirreno, è una montagna solitaria e strana, che spicca tra le cime dell’Appennino meridionale, in provincia di Cosenza. Nella visione e nell’esperienza diretta dell’autore è una montagna-arca, legame tra cielo e terra, tra vita e morte, tra umano e inumano, che costituisce la struttura stessa – fatta di rocce, boschi e parole – di questo Viaggio al monte analogo pubblicato da Oligo. La riproduzione di un quadro e una fotografia stanno una accanto all’altra nella “prefazione visiva” che apre il volume. La prima è quella del quadro di Paul Cézanne intitolato Mont Sainte-Victorie, la seconda invece raffigura La cima del monte Cocuzzo: un accostamento per nulla casuale. Nel caso del pittore francese come in quello dell’antropologo e scrittore, infatti, un monte assume una tale fondamentale centralità fino ad acquisire lo status di “luogo totale”, punto di riferimento principe, totem e icona, ispirazione e prospettiva.
Minervino ricompone e racconta questo “monte analogo” ricorrendo a una scrittura elicoidale – propria anche di tanti testi sapienziali e a sfondo esoterico – che consente un costante impercettibile avvicinamento, che si rinnova a ogni “giro”, al nucleo più profondo – e per questo poco “dicibile” – di ciò che sta al centro dell’osservazione/riflessione. Come Cezanne col Sainte-Victorire, che dipinse a più riprese da innumerevoli angolazioni e in diverse condizioni di luce, così Minervino “gira” intorno al Monte Cocuzzo, accedendo per via personale al suo patrimonio naturale, storico e culturale in una lenta e stratificata salita. Il monte analogo del titolo, poi, rimanda al Monte analogo di René Daumal, quel luogo potenziale che ha la proprietà di curvare lo spazio e il tempo intorno a sé, contenendo ogni possibile variante: dal mito alla storia, dall’alto al basso, dal vitale al mortale, dal pieno al vacuo. Il libro è completato da una scelta di testi scritti da viaggiatori e letterati che ebbero modo di vedere il Monte Cocuzzo e di parlarne, tra cui Ecatèo Milesio, Astolphe de Custine, Giovanni De Giacomo, George Gissing. Ognuno di loro, con le sue parole, contribuì e contribuisce a ricostruire il mosaico – composto da infinite tessere – del Monte Cocuzzo, il Monte analogo, che si aggiungono alla lettura – declinata attraverso uno sguardo di volta in volta intimista, antropologico ed esplorativo – di Mauro Francesco Minervino.
Un viaggio prezioso, dunque, dalla cui lettura non si può che rimanere irretiti, come nell’ascoltare un canto o un poema recitato ad alta voce. Se, infatti, il monte analogo è, prima di tutto, una “creazione” personale dello scrittore, questa ha il potere di diventare anche proprietà ed esperienza profonda del lettore. Uno dei migliori esempi di letteratura dei luoghi in circolazione, uno dei migliori testi dedicati a quell’arte nata intorno alle tante modalità con cui è possibile raccontare una città, una regione, una foresta, o un monte.
Paolo Melissi
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Mauro Francesco Minervino
Viaggio al monte analogo. Monte Cocuzzo. La montagna-arca
Oligo