Quanti anni abbiamo dovuto aspettare perché Ron Rash, uno dei maggiori scrittori americani e voce di spicco dell’Appalachian literature (James Still, Lee Maynard, Chris Offutt, David Joy… il serbatoio è profondissimo) venisse finalmente tradotto anche in Italia? Escludendo la fugace apparizione di Una folle passione, tra il 2008 (Serena) e il 2014 (Salani), direi un paio di decenni. The caretaker – Il custode – il suo ultimo romanzo, è uscito in questi giorni con La Nuova Frontiera, l’editore che aveva già pubblicato Con un piede in paradiso nel 2021 e La terra d’ombra nel 2022, e con la traduzione di Tommaso Pincio. Rash ambienta la sua storia nei primi anni Cinquanta, a Blowing Rock, un posto sperduto nel North Carolina. Da qui, il giovane Jacob Hampton fugge con una cameriera sedicenne venuta dal Tennessee e la sposa contro il volere dei propri genitori. Naomi è una ragazza povera e semianalfabeta, Jacob invece un buon partito, essendo figlio di ricchi commercianti della zona e ormai loro unico erede. Nell’amore contrastato dei due giovani non ci sarebbe granché di originale se a metà romanzo Rash non introducesse nella trama uno strabiliante congegno narrativo che accende la storia deviandola nel più avvincente dei noir.
Figura centrale del libro è Blackburn Gant, ragazzo schivo anche per via di una menomazione fisica, amico di infanzia di Jacob, e custode nel cimitero della città. Quando viene arruolato per la guerra in Corea, Jacob affida Naomi e il bambino che di lì a poco dovrà partorire al suo amico fidato, perché se ne prenda cura e difenda entrambi dalle possibili angherie dei suoi genitori. Il gesto di Jacob tuttavia non impedirà agli Hampton di inquinare, oltre le avversità e le incertezze della guerra, l’unione tra il figlio e “quella dannata sgualdrina” di sua moglie ricorrendo a un inganno diabolico che potrebbe sconvolgere per sempre le loro vite. Il custode è un romanzo sulla violenza familiare e sul potere salvifico dell’amicizia. Una storia d’amore e di riscatto che ci racconta la provincia americana negli ultimi scampoli della stagione maccartista. I personaggi di Rash sono legati da un profondo senso di solitudine e condannati a lottare contro un destino crudele dal quale sembra impossibile emanciparsi. Rash lavora per sottrazione, la sua prosa scarna e spigolosa, fatta di frasi brevi, ci dà la misura del dramma che si impone sulle vite imperfette e infelici dei suoi protagonisti. Una curiosità: il romanzo si apre con una dedica a Steve Yarbrough, altro scrittore straordinario come Ron Rash che in Italia, ahimè, gode di poca fama.