Devo a Piero Cipriano il significato della parola “criptomnesia”, ovvero quel “difetto” della memoria per cui i ricordi vengono distillati per apparire come creazioni originali dell’ingegno e non appaiono invece per quello che sono, cioè concetti, frasi, versi appresi, imparati e dimenticati.
Solo dopo ho letto il saggio “Criptomnesia” di Jung nelle Opere tratto da in “Die Zukunft” (Berlino), vol. 13, 325-34 (1905) e mi sono reso conto delle infinite volte che Jung (affetto da quel “disturbo”) ne parla lungo tutta la sua opera (e perché non me ne ero accorto? Perché vediamo solo ciò che conosciamo! «Noi adoriamo ciò che conosciamo. (Giovanni, 4, 22). (Ci inginocchiamo soltanto di fronte a ciò che ci appare manifesto e che perciò diciamo di sapere… Questo è l’incipit di “Metafisica concreta” di Massimo Cacciari).
Ogni enseñanza rivisita a ritroso i fatti salienti della propria vita (a essere ottimisti il 5% di quanto ci accade nel deserto del nostro quotidiano): infatti ricordo che una volta Andrea Zanzotto (anch’egli affetto da quel disturbo) me ne parlò ricordando dei versi “propri” che ripetevano, “tale e quale”, disse, Petrarca.
Tutto ‘sto prembolo per dire che in un sogno mattutino ho visto due parole che sembrano lo stemma di pietra dell’ebraismo, “Eccellenza e Assenza”: zakhor in ebraico vale “ricorda” e un classico saggio di Yosef Hayim Yerushalmi sulla storia e la memoria ebraica si intitola “Zakhor”. Ricorda!
Nell’introduzione al libro di Yerushalmi Harold Bloom scrive: Esaminando la tradizione della critica della religione, all’inizio del suo libro su Spinoza, Leo Strauss osservava sulla visione epicurea della storia: «Epicuro non presta alcuna attenzione ai dolori passati. Ricorda il suo passato solo in quanto esso è stato piacevole. È il carattere distintivo dell’epicureo il fatto che sia incapace di soffrire per il suo passato.»
Ricorda di dimenticare il passato, che sia tutta qui la dolorosa contraddizione che ci attanaglia.
Luca Sossella