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Piccola Accademia di Poesia. Intervista a Elena Mearini

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La Piccola Accademia di Poesia di Milano nasce nel 2019, a oggi conta oltre 70 iscritti, prevalenza donne (65%) con un’età che va dai 20 ai 60 anni, provenienti da Milano, Lombardia e fuori regione grazie alla modalità mista di fruizione (online e in presenza). Fondata dalla scrittrice Elena Mearini, vede tra i docenti anche l’editore Marco Saya e il filosofo Angelo De Stefano. I suoi corsi, che si svolgono in presenza e online, prevedono due sessioni all’anno, dando vitana un vero e proprio hub della poesia, sono articolati secondo tre direzioni

  1. la lettura e l’analisi delle grandi voci poetiche che hanno lasciato tracce sostanziali durante il Novecento e lo studio delle più significative voci emerse nel nuovo millennio. 

  2. Lo studio della metrica e della neometrica per l’acquisizione degli strumenti necessari a creare e governare il ritmo e le sue variazioni. 

  3. La conoscenza del pensiero dei maggiori filosofi del secolo scorso, del loro sguardo sul linguaggio e sulla funzione della poesia.

  4. Il dialogo tra poesia e arti in genere, come musica, arte visiva, fotografia, cinema.

Altra caratteristica della Piccola Accademia è l’idea del “fare concreto insieme”, ovvero creare diverse occasioni di scambio tra gli allievi, proporre esercizi di gruppo sulla parola poetica e occasioni di reading pubblici per allenare gli allievi a confrontarsi con lo sguardo dell’altro e permettere alle loro parole di stare con e tra la gente.

In occasione del nuovo anno accademico, abbiamo sentito Elena Mearini.

Paolo Melissi

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Partiamo dal principio: quali idee e quali obiettivi ti hanno portato alla creazione della Piccola Accademia di Poesia – PAP?

L’idea è una passione e, al di là di una presunta divisione fra poesia e narrativa, la passione per la parola per me è sempre stata prioritaria. La Piccola Accademia è figlia non di una esigenza, ma di una necessità. L’esigenza è sempre particolare, alcuni la avvertono, altri no. La necessità è universale e individua una spazio comune. Per me la poesia è una necessità che richiede una comunità. L’idea e l’obiettivo coincidono: portare la poesia a invadere lo spazio della nostra quotidianità.

Com’è strutturata l’accademia, che cosa propone e a chi?

Ho voluto accanto a me delle figure che potessero offrire un orizzonte didattico più completo. Marco Saya, editore che non ha bisogno di presentazioni, si occupa dell’aspetto tecnico e formale della poesia, metrica e figure retoriche. Angelo De Stefano, poeta e raffinato indagatore della parola, si occupa del colloquio fra poesia e pensiero, un dialogo che tende a stimolare la riflessione. Io cerco di offrire una panoramica di stili e di autori che spaziano dai russi ai sudamericani ai tedeschi, privilegiando però il Novecento italiano e i contemporanei. Ma la parte maggiore è occupata dall’attività laboratoriale: in Accademia si scrive e si scrive ancora fino a che ogni partecipante non trovi una sua voce che lo soddisfi. Abbiamo diversi livelli di difficoltà, dal corso propedeutico, per chi ha con la poesia una frequentazione “leggera”, fino al Master con pubblicazione finale, dove si richiede uno stile e una tecnica già consolidati.

Tutta la struttura di PAP è poi portata avanti da un team straordinario che ogni giorno si impegna al massimo: Laura Carabba, Marta Fratoni, Elena Rossi, Anna di Cagno.

Abbiamo poi Annamaria Riva per il supporto stampa e collaboratori di grande valore artistico come Nicola Manicardi, Lello Voce, Nicola Vacca e, da quest’anno, Massimiliano Scuriatti.

I corsi sono aperti a tutti. Abbiamo tanti giovani quest’anno, docenti universitari, manager, medici. Nessun limite, se non quello – appunto – della passione.

Ad un primo approccio, c’è qualcosa che s’impone e finisce per attrarre: un approccio alla poesia decisamente contaminato, che mette insieme in modo stimolante altri linguaggi, discipline e arti.

Non è solo un approccio. Direi che è la base della mia idea di poesia. Musica, fotografia, arte, teatro, cinema, sono gli altri nomi del “poetico”. Questo approccio trasversale è presente in tutti i nostri corsi, con la presenza di ospiti che operano in altre discipline.

Avete inaugurato il nuovo anno accademico, che si apre con un intervento di Lello Voce, seguito da altri nomi. Ci parli in modo approfondito del programma, dei temi e degli ospiti?

Lello Voce, oltre ad essere un caro amico, si occupa anche della supervisione dei testi degli allievi del Master. Con lui partirà un progetto dedicato all’approfondimento degli esponenti della poesia concreta, visiva e sonora (Adriano Spatola, Nanni Balestrini, Patrizia Vicinelli e Corrado Costa). Si tratta di un webinar di 4 incontri aperto a tutti, e ogni puntata vedrà la presenza di un ospite dal mondo della poesia e della critica. A Novembre inoltre partirà un progetto davvero interessante tenuto da Massimiliano Scuriatti: la scrittura di una sceneggiatura a partire dal testo poetico. Inoltre ogni anno organizziamo workshop con professionisti specializzati che vanno dalla scrittura terapeutica all’interpretazione vocale di una poesia.

Perché la poesia è plurale, come noi.

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