Benvenuto su Satisfiction   Click to listen highlighted text! Benvenuto su Satisfiction

Fischi per fiaschi. Intervista a Giorgio Mascitelli

Home / L'intervista / Fischi per fiaschi. Intervista a Giorgio Mascitelli

Giorgio Mascitelli, Fischi per fiaschi, Deriveapprodi, 2024, coll. «Sconfini».

Fischi per fiaschi è un romanzo breve di Giorgio Mascitelli, edito nel 2024 per Deriveapprodi, coll. «Sconfini», che racconta di Gian (John) Ricchieri, informatico abitato dall’ossessivo fischiettìo che fastidia oltremisura colleghi e parenti. Quella del protagonista è la quotidianità epica di un corpomente, presoperso nel circolo vizioso di un esperimento artificiale, narrata con una polifonia ironica e sperimentale che riflette le crepe sempre più evidenti di una società postdigitale presenteventura. Il paradosso della cavia-John, utilizzata per studiare gli effetti dell’impatto dell’intelligenza artificiale sul genere umano, si stempera, però, alla luce di un documento per cui «già nel 2016 chiedevano una moratoria della sua applicazione per studiare con maggiore precisione l’impatto che avrebbe avuto sulla nostra società.» In Fischi per fiaschi la scrittura di Mascitelli è godibile e goduta, anche perché, scrive l’autore «quelle volte che non ho goduto neanche minimamente, ho cestinato.» L’apparente semplicità e scorrevolezza del testo, in realtà, cela molte riletture «nelle quali veniva sempre corretto qualcosa.» In Fischi per fiaschi la scrittura è assoluta e non si lascia trasformare in altre forme di comunicazione. È una narrazione che ci aiuta a resistere «alla marea montante del non senso» in una società in cui ogni discorso letterario o artistico che non rispetti «determinati parametri, semplicemente viene ignorato, è fuori, viene negato come discorso». Leggere Fischi per Fiaschi diventa quindi un momento di divertente riflessione e di spinta desiderante, forse utopica, a considerare un’alternativa al pensierodiscorso unico omologante…

Gianluca Garrapa

#

Qual è stata la genesi e il desiderio a scrivere il tuo libro?

Fischi per fiaschi è nato dall’incontro di un personaggio che fischiettava ossessivamente, ma non aveva storia, con la lettura di un documento di scienziati attivi nell’IA, che già nel 2016 chiedevano una moratoria della sua applicazione per studiare con maggiore precisione l’impatto che avrebbe avuto sulla nostra società, perché temevano conseguenze negative nell’immediato, anche se sul medio periodo sarebbe stato un grande passo avanti per la società. In particolare mi colpì la proposta di creare un gruppo di studio con esperti di scienze sociali che si erano occupati di società che avevano abolito il lavoro come il Kuwait contemporaneo e le società schiaviste dell’antichità.

Quando scrivi, godi?

Talvolta godo, molto più spesso mi affanno e mi affatico (forse non mi affatico così tanto, ma essendo un pigro nella mia immaginazione la fatica diventa immensa), tuttavia per me è importante godere quando mi rileggo. Quelle volte che non ho goduto neanche minimamente, ho cestinato.

Un estratto dal libro che è risultato più difficile o particolarmente importante: perché? Lo puoi trascrivere qui?

Fischi per fiaschi ha avuto due stesure e una serie di riletture nelle quali veniva sempre corretto qualcosa. Dunque si tratta di un lavoro estremamente rielaborato come sempre per me, salvo il mio primo libro Nel silenzio delle merci. Dal punto di vista personale mi ricordo esattamente come e quando ho scritto il brano in cui Gian John, il protagonista, si perde nel cimitero, il che vuol dire sul piano affettivo un coinvolgimento. È tra l’altro uno di quei due o tre che poi non ho praticamente toccato più. C’è lì un incrocio di occorrenze personali, come si potrà immaginare, con una situazione di spaesamento collettivo tipico delle nostra società. Mi sembra che tocchi una serie di tonalità emotive mie che mi paiono in consonanza con alcune collettive. Questa è però una risposta personale e personalistica. Dal punto di vista narratologico i passaggi più importanti sono gli snodi e lo scioglimento della vicenda.

Se non fosse scrittura, cosa potrebbe essere il tuo libro?

Non saprei, la scrittura è centrale per me.

Che rapporto hai con la censura?

Penso che la nostra società la censura non sia la forma principale di disciplinamento del discorso, ritengo che lo sia l’interdetto, che è anche quello che ho sperimentato: se il tuo discorso non rispetta determinati parametri, semplicemente viene ignorato, è fuori, viene negato come discorso.

Per te scrivere è un mestiere o un modo di contestare lo status quo?

Né l’uno né l’altro è una forma di sopravvivenza e di resistenza alla marea montante del non senso.

Click to listen highlighted text!