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Michele Di Tonno. Una tregua sottile

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Riso/ombre /cos’è un uomo/se non rughe /acqua e oro/grattati via dalla terra. Si apre così Una tregua sottile, esordio letterario di Michele Di Tonno, silloge costituita da un intreccio di sottili fili di memoria che definiscono il passato ed interrogano il presente. Siamo di fronte ad un’esperienza poetica che già in principio di lettura appare come investita da un lucido flusso vitale che accompagna un discorso intellettuale duttile ma intransigente nel dare valore rivelativo all’esperienza umana

La poesia è una tregua sottile dal reale, un nuovo modo di abitare il mondo, non tuffandosi in esso (dall’alta rupe miro al fondo, il mare /lo so, mi dico, /non sono un tuffatore, sollevo lo sguardo, /mi lascio volare) ma guardandolo dall’alto, decifrando segni, come un albatro che sorvola il mare in un giorno sospeso. Il poeta traccia le coordinate che tengono insieme la memoria biografica e gli oggetti dell’esperienza personale con un linguaggio antiretorico che rimanda ad un io poetico che vola leggero come un aquilone. Versi che parlano d’ amore (quale uomo sarei se non cantassi l’amore), del lento assassinio di ogni illusione, della solitudine, del tempo (il tempo è stupore o non esiste), della gioventù ruvida e bella, delle “piccole cose” (ritorno e ritorno alle piccole cose: il libro sul comodino,/il tostapane sulla credenza, /la caffettiera che sbuffa sul fuoco/ e premurosa annuncia il compimento./filtri, antidoti, scacciapensieri,/buone compagnie): temi che si dislocano intorno al nucleo centrale di questo libro cercando di dare forma al magma gigantesco delle azioni compiute, delle cose pensate, delle attese amorose. (guarda, non una ruga ha oggi il mare /concedi al tuo volto /concedi al mio volto /una tregua sottile).

Le liriche sono caratterizzate da versi brevi; la lingua, semplice, diretta, di essenziale brevità (ho sempre temuto le parole /appartengono al mistero:/il loro peso è variabile, il loro moto è invisibile, /sono voce, sono aria, /ignoto il loro approdo) è incisiva, riflessiva, comunicativa, concreta nel suo rendere fluida la complessità della visione del reale. Siamo di fronte ad un meticoloso lavorio di omissione e scarto che l’autore ha compiuto rastremando notevolmente lingua e stile scrive nella postfazione Annamaria Vanalesti. Frammenti di un piccolo universo, intercettazioni esistenziali da cui emergono le fragilità del vivere insieme, le speranze, i fallimenti, le crepe di un mondo arroventato da guerre ma anche la voglia di concedere se stessi (intersecarsi nelle nebbie /ridisegnare i perimetri/duplicare le chiavi:/vi è altro modo di concedere sé stessi?) nel rapporto inconoscibile fra il visibile ed invisibile, fra caso e necessità.

La lettura di questi versi è un viaggio in treno guardando fuori dal finestrino: si può incrociare un riflesso di vita, un movimento visibile, un’immagine della nostra memoria che si risveglia e si riannoda. Rifiutando ogni chiusura nell’io, infatti, il poeta si apre al mondo esterno, stabilendo uno speciale rapporto di comunicazione intima con il lettore attraverso forme brevi ed intense a cui è affidato il compito di esprimere le sofferenze dell’io e il dolore della passione amorosa in pennellate rapide di reale che mettono in scena l’io e il noi (certo ingenuamente mi chiedo /quale immagine io restituisca a chi/ specchiandosi in me , cerca sé:/ riflessioni sulle consapevoli e inconsapevoli distorsioni ). Michele Di Tonno , classe 1966, oltre a lavorare come analista economico e finanziario presso una delle principali banche italiane, è anche un affermato artista le cui opere pittoriche seguono, proprio come la sua poesia, lo sviluppo di un “tempo umano” (dal titolo di un suo progetto espositivo del 2015) che si articola in due opposte direzioni: quella dell’ inarrestabile scansione temporale di momenti irrepetibili che determinano la misura incalcolabile e definitiva delle cose, e quella introspettiva che sfugge ad ogni regola. Il linguaggio piano, denso, allusivo è al contempo, esplorazione e visione, inesauribile varietà dell’io che prova a restituire al lettore quel legame che identifica tutte le creature umane. Ne risulta una prospettiva non dogmatica ma riflessiva, ricca di quell’esperienza autobiografica che proponendosi come modello di una condizione umana, attraversa con empatia le piccole tessere del reale con morbidezza, delicatezza di toni, sincerità non apparente, pronta a dismettere le maschere che portiamo e tradurre un’ incessante ricerca di senso.

Rossella Nicolò

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Michele Di Tonno

Una tregua sottile

Il ramo e la foglia

edizioni

Collana poesia

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