Nel giugno del 1942, Thomas Mann, che viveva in esilio in California, consegnò un commentario in lingua tedesca a un programma radiofonico della BBC che denunciava l’azione sanguinaria del Terzo Reich per vendicare l’assassinio del leader delle SS Reinhard Heydrich a Praga. Dopo l’elaborata cerimonia funebre, Hitler disse al presidente ceco, Emil Hacha: “Niente mi può impedire di deportare milioni di cechi se non ci saranno le condizioni per una convivenza pacifica”. Non fu una minaccia senza conseguenze. “Dopo la morte violenta di Heydrich,” si lamentava Mann, “il terrore imperversò ovunque. Un’intera città fu massacrata e rasa al suolo”. Infatti, fu in onore di Heydrich che i nazisti scelsero attuarono lo sterminio di due milioni di persone, molti dei quali ebrei, nel Governatorato Generale della Polonia entro la fine del 1943. Heydrich e il suo superiore Heinrich Himmler, che gestiva le SS e la Gestapo, avevano contribuito a porre le basi del temibile apparato di sicurezza dell’impero nazista. Ora due biografie estremamente illuminanti, “Heinrich Himmler” di Peter Longerich e “The Life of Heydrich” di Robert Gerwarth ci mostrano come fecero, svelandoci lati nuovi e inquietanti di questi due personaggi.
(Jacob Heilbrunn, The New York Times, 8 gennaio 2012)
