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Cartacce. Intervista a Jacopo Masini

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Per Le Tre Domande del Libraio su Satisfiction questa settimana incontriamo Jacopo Masini, in libreria in questi giorni con “”Cartacce – Sta tutto miracolosamente in piedi” edito nella collana 100 diretta da Davide Bregola per NFC Edizioni.  Scrittore, sceneggiatore, autore di testi teatrali e altre forme di narrazione, ha pubblicato, fra gli altri, Santi Numi (Exòrma), Polpette e altre storie brevissime (Del Vecchio Editore), L’amore prima della fine del mondo (Epika), Dei luoghi comuni (Feltrinelli Zoom), Ed Gein – La madre di tutti i serial killer e Robert Johnson (Edizioni Inkiostro), Lo strano caso di Bone (Loescher) e racconti sparsi in antologie Feltrinelli, Fandango, Transeuropa e Epika.

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Jacopo, ci ritroviamo dopo tre anni a raccontare un nuovo libro. Dopo Polpette e Santi Numi, ritrovarsi con te a parlare di narrazioni breve in questa piccola rubrica di Satisfiction mi emoziona molto. Ci vuoi raccontare cosa è accaduto in questi tre anni e il percorso che ti ha portato a pubblicare questa nuova raccolta di racconti e come hai lavorato per metterli assieme?

L’emozione è tutta mia, come tutte le volte che ci troviamo io e te a parlare di storie e di libri. Sono già passati tre anni da Santi Numi, che roba. Vabbè, a parte questo, in questi tre anni sono accadute tantissime cose. Ho cambiato lavoro, ho cambiato modo di vedere molte cose, anche rispetto alla scrittura, ho scritto molto, ma soprattutto sul web, cioè su Mollette, la newsletter che abbiamo creato io e Davide Bregola. E Davide Bregola è proprio l’artefice, per così dire, di questa nuova uscita.
Davide è uno scrittore formidabile, che con le parole va a stanare insieme forme di desolazione, sentimenti che vagano nell’aria, luoghi fuorimano. È un flâneur che arriva da territori narrativi che ci accomunano, come Celati, Cavazzoni, Delfini, Walser, Tondelli, Pazienza, l’amore per le storie che non devono per forza impressionare per la bravura dell’autore, ma per un tono e uno sguardo sul mondo. Siamo subito diventati amici, abbiamo deciso di raccontare delle cose attraverso una newsletter che somiglia a una fanzine. Poi, visto che io e lui abbiamo in comune anche il fatto che teniamo corsi di scrittura e collaboriamo con diversi editori, io adesso con Coconino Press, quando ha creato la collana 100 per Nfc Edizioni ho avuto una illuminazione. Nell’arco di circa ventitré anni ho scritto molti racconti diversi tra loro e ho pensato di metterli insieme. Non credevo sarebbero stati sufficienti per farne un libro e invece sì. Gliel’ho proposto, gli è piaciuto molto, ho trovato un titolo ed eccoci qui. Tra l’altro quando mi è venuto in mente il titolo Cartacce ero convinto ci fossero già altri libri con lo stesso titolo. E invece no.

Un’altra sarabanda spassosa di personaggi strampalati. Vogliamo addentrarci nel vivo delle storie che animano Cartacce e approfondire i personaggi che abitano queste storie?

Allora, prima di tutto Cartacce è una raccolta di racconti come quelle che mi hanno formato. Cioè quelle raccolte anni ’80 e ’90 di autori come Tabucchi o Malerba, che dopo aver scritto diversi racconti magari pubblicati sui giornali, decidevano di raccoglierli e farne un libro. Dico Tabucchi e Malerba perché I volatili del Beato Angelico e Testa d’argento sono due raccolte che mi vengono subito in mente per spiegare cosa intendo, cioè il fatto che fossero raccolte eterogenee, sia per il linguaggio che per tipologia di racconto. Ogni storia era una nuova avventura, diversa da quello precedente, anche nel tono, e a me quella cosa piaceva da pazzi, perché era come assaggiare sempre un sapore nuovo e inaspettato. Le raccolte adesso sembrano dover essere per forza omogenee e sempre più simili a romanzi fatti di racconti, ma a me piaceva il contrario e penso fosse elettrizzante. Perciò Cartacce mette insieme di tutto: cose scritte più di vent’anni fa e altre più recenti, con voci diverse, intenzioni diverse. Ci sono personaggi bislacchi bloccati nelle loro vite, diavoli, racconti di fantascienza, elenchi, un racconto sul lavoro stagionale in fabbrica, storie d’amore dolenti. C’è spesso una vena comica, ma non sempre. Anzi. I personaggi sono tantissimi: bambini che fanno esperimenti con le formiche, gemelle con poteri particolari, suore dell’ordine delle Brodoline, mormoni e c’è anche il Papa. A pensarci bene è una specie di esercito di personaggi.

Se non fosse italiano sarebbe irlandese… viene riportato in quarta di copertina. Vogliamo spiegare meglio questa affermazione, al netto delle storie raccontate, ma pure fare una piccola riflessione sulla narrazione breve. Un genere parecchio apprezzato oltreoceano e, sulla carta, perfetto per i nostri tempi, eppure inspiegabilmente ancora messo in disparte da noi, dove gioca un ruolo di secondo piano nella scacchiera editoriale.  Sembra quasi che ai lettori italiani sia stata imposta dai grandi gruppi solo una forma di lettura immersiva. Come ti spieghi questo pregiudizio e, in seconda battuta, cosa bisognerebbe fare per attuare un cambio di sguardo verso le narrazioni brevi?

Non me lo spiego. O meglio, me lo spiego così: il racconto è deludente. Ed è proprio per questa ragione che io amo e ho sempre amato così tanto i racconti. Perché delude il desiderio del lettore di avere da qualche parte una spiegazione di ciò che sta accadendo. Il racconto, come ha scritto David Foster Wallace, è sempre qualcosa guardato con la coda dell’occhio. Come ha scritto Cortazar è paragonabile alla fotografia rispetto a un film, una piccola porzione di mondo che ne esclude una porzione enorme.
I lettori sono sempre più abituati a narratori che spiegano le cose, anche quello che sta accadendo, e i racconti, quelli bellissimi, non spiegano un bel niente. Ti mostrano per un attimo qualcosa, che poi deve risuonare dentro il cervello di chi ha letto che deve fare per conto proprio tutto il resto, cioè immaginare tutto quello che non ha visto, perché non c’è. Infatti più i racconti sono brevi, più li amo.
Non so cosa bisognerebbe fare, forse mettersi a leggere racconti in pubblico, spiegare che la vita è un mosaico di racconti brevissimi, senza capo né coda. Ma la cosa migliore, come sempre, sarebbe metterli fuori legge. BASTA RACCONTI! SOLO ROMANZI LUNGHISSIMI E SAGHE! Correrebbero tutti a leggerli di nascosto.

Buona Lettura di Cartacce di Jacopo Masini .

Antonello Saiz

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