Tre scene. La prima. Olga Isabel Acevedo è un’affermata wedding planner newyorchese di origini portoricane. Vive e lavora tra Sunset Park e la Quinta Strada. Conduce un Reality show di successo, trascorre le giornate tra appuntamenti di lavoro, cocktail, ospitate nei salotti chic della city. È single ma il suo letto a tre piazze comincia a darle più grattacapi di un matrimonio.
Seconda scena. Il fratello di Olga, Priedo, è un deputato Dem del Congresso (“il politico carismatico, il cocco delle tivù locali e l’antagonista preferito dai tabloid più conservatori della metropoli”) che sogna di diventare l’Obama latino-americano. Prieto ha un problema: non è un uomo libero come tutti pensano; due palazzinari lo ricattano per i suoi gusti sessuali e lo usano per gestire i loro loschi affari.
Terza scena. Blanca, la madre di Olga e Prieto, ha abbandonato i figli quando erano ancora ragazzini per perorare a tempo pieno la causa del popolo portoricano, ma di tanto in tanto si fa viva mandando ai figli delle lunghe lettere.
Olga muore sognando è il romanzo di esordio di Xochitl Gonzalez, scrittrice americana di origini messicane con trascorsi all’Iowa Writers’ Workshop, e si vede. In Italia arriva in questi giorni con l’editore Fazi e la traduzione di Giuseppina Oneto, sull’onda dei grandi numeri fatti negli States e delle buone recensioni di testate come New York Times e Washington Post.
La storia di Gonzalez, che in un’altra vita ha fatto anche la wedding planner, è una commedia brillante, divertente, dai ragionamenti rapidi, stacchi veloci, dialoghi serrati, con paragrafi brevi e alternati in cui vediamo prima Olga, poi Priedo, poi entrambi. Blanca è la grande assente del romanzo, eppure le sue lettere pungenti nelle quali condanna la frivolezza della figlia in carriera, troppo attratta dal denaro e dalla mondanità a differenza sua che ha sacrificato tutto per i diritti dei portoricani, danno contenuto alla storia, bilanciando la parte “Sex and city” con temi seri come lo sfruttamento coloniale, il socialismo barricadero, la corruzione politica, il razzismo, e l’integrazione, in questo caso spinta fino al ribaltamento di ogni stereotipo. Olga e Priedo ricordano un po’ i fratelli Lambert de Le Correzioni di Franzen, i figli che deviano dall’educazione e dai sentimenti materni per poi ritrovarsi tutti insieme a metà strada tra una scintillante New York (occhio alla toponomastica) e una Porto Rico devastata dal più violento degli uragani. Ci vuole talento per essere leggeri.