Il primo romanzo di Samantha Harvey, “The Wilderness”, era un ambizioso studio su una mente che soccombe al morbo di Alzheimer. Il suo secondo libro, “All Is Song”, è un dramma domestico che porta la filosofia nella vita reale di tutti i giorni, immaginando un Socrate di mezza età, dela classe media nella Londra di oggi. Socrate partiva dalla propria ignoranza per indagare il mondo con le sue domande, utilizzando il presupposto che una vita senza indagine non vale la pena di essere vissuta. In questo libro non è mai citato e non è necessario sapere nulla di lui, ma le analogie con il protagonista sono evidenti. Leonard Deppling ha trascorso l’ultimo anno a curare il padre morente a Edimburgo. Ora è tornato a Londra, dove lo aspetta una relazione interrotta e nessuna fissa dimora. Così è costretto a rivolgersi al fratello maggiore William. A prima vista William sembra essere un uomo convenzionale, che vive una vita confortevole con la moglie e tre figli piccoli. In realtà è un individuo altamente eccentrico, ossessionato da una “ricerca rabbiosa” della verità ultima, uno strano personaggio pieno di contraddizioni. In passato ha abbracciato l’anarchismo, ma è orgoglioso di aver servito la nazione nella guerra delle Falkland. I suoi modi sono delicati e lenti, ma i suoi continui interrogativi lo mettono in contrasto con l’autorità. Soggetto a stati di trance, William ha trascorso parecchio tempo in istituti psichiatrici, e anche se ha pochissimi amici veri, è considerato quasi un guru stato da un certo numero di giovani seguaci che si incontrano con lui per organizzare dei gruppi di discussione.
(Carol Birch, The Guardian, 12 gennaio 2012)