Shahrnush Parsipur è nota sopratutto per il libro “Donne senza uomini”, da cui è stato tratto un film che ha vinto il Leone d’Argento per la regia al Festival di Venezia 2009. Dopo anni di prigione in Iran, la Parsipur vive in esilio negli Stati Uniti. Adesso si confronta nuovamente con il pubblico italiano con il suo libro “La cerimonia del tè in presenza del lupo” (Giovanni Tranchida editore). Si tratta di una raccolta di racconti che prendono l’avvio da una situazione reale e poi sconfinano in un inaspettato immaginario. Per esempio, una donna che sembra indifferente a tutto condivide il letto con un cadavere devastato dagli scarafaggi. Il tutto ha lo strano sapore dell’assurdo, perché la donna non si scandalizza per la situazione. In un altro racconto un medico di famiglia passa ore a prendere il tè con un signore, padre di una giovane donna incinta da nove anni. Il medico si incuriosisce, ma non gli viene dato il permesso di visitarla; gli è invece consentito prenderla in moglie. In un altro racconto una donna non può passeggiare neanche sul balcone che dà sull’interno della casa per paura che la possano vedere senza chador. Conta anche la scala sociale. Il ceto medio a volte sconfina nell’estrema povertà: c’è una famiglia proprietaria di una casa che prima di addormentarsi guarda le stelle e cerca i satelliti.
(Gabriela Lotto, pag. 47, Corriere della Sera, 12-1-12)