Gertrude Stein, nata nel 1874 in Pennsylvania a otto anni parlava già tre lingue. Nella sua casa leggendaria in Rue des Fleurus a Parigi ospitava, insieme al fratello, amici pittori e scrittori di cui compravano le opere (da Hemingway a Picasso). Fu pioniera in tutto, dalla scrittura ritmata come le musiche dei neri, alla vita in campo sessuale. L’anno scorso la sua vita è diventata un libro illustrato per bambini “Gertrude is Gertrude is Gertrude” (parafrasi della sua celebre frase “a rose is a rose is a rose”) di Jonah Winter. Oggi non solo il film di Woody Allen celebra il suo genio sfuggente, ma anche due mostre, una itinerante (dal 21 febbraio al Metropolitan di New York, dove si potrà vedere anche il ritratto fattole da Pablo Picasso “L’unica riproduzione di me in cui sono io, secondome” disse la Stein), l’altra a Washington, alla National Portrait Gallery. Una generazione l’ha considerata un’autrice fantastica, quella successiva l’ha esaltata come collezionista, ora è celebrata la sua relazione lesbica con Alice Toklas e in più si cerca di far luce sul presunto collaborazionismo con Francisco Franco e col regime di Vichy.
(Maria Laura Rodotà, La Lettura, Corriere della Sera, p. 31, 15-1-2012)
