“L´ironia, la leggerezza, la curiosità sono stati tre elementi che hanno governato la vita di Carlo Fruttero.L´ultima volta che lo incontrai fu un paio di anni fa a Castiglion della Pescaia, in occasione del suo accattivante: ‘Mutandine di chiffon’”, dice Antonio Gnoli dello scrittore scomparso domenica.
Così a proposito della morte dell’amico e collega Lucentini: “La vecchiaia è un aggiustamento continuo con cacciavite e chiave inglese. Tiri avanti. Anche la morte di Franco l´ho dovuta mandar giù e adesso quando scrivo, quando penso è come se mi sdoppiassi. Cerco sempre di vedere con il suo occhio quello che faccio”.
Fruttero si tenne sempre alla larga dal potere culturale. Non era posseduto dal demone della visibilità e del successo. E quando lo ha avuto, a cominciare dal romanzo La donna della domenica, non fu mai cercato. Gli chiesi se era orgoglioso della coerenza che col tempo aveva mostrato. «Orgoglioso direi di no. Di cosa dovrei vantarmi? Ho sempre seguito un unico principio: io speriamo che me la cavo. E adesso che la morte si avvicina spero solo che non mi faccia male».
(Antonio Gnoli, pag. 54, la Repubblica, 16-1-12)