Quando esce un romanzo canadese (“Sanctuary Line”) che in copertina riporta una frase di Alice Munro, che lo descrive come “la rappresentazione più convincente del senso del luogo nelle vite umane”, il lettore è quasi obbligato a sedersi. In particolare se si tratta di Jane Urquhart che scrive del sud dell’Ontario, un paesaggio quasi esclusivo di Alice Munro. Questo è il settimo romanzo di Urquhart e l’autrice sceglie di navigare in acque familiari, non solo in termini geografici ma anche a livello di tematiche. Il centro del libro è come il presente e il passato possano combinarsi. Liz Crane ha quarant’anni, è un entomologa e torna a vivere nel frutteto abbandonato di suo zio sul lago Erie, quando viene incaricata di studiare gli schemi migratori della farfalla monarca. Il luogo è caduto in rovina, i frutteti sono invasi dagli insetti e la casa sul lago che una volta era affollata di parenti, cugini dalla città e da tutto il lago Erie, come pure dall’afflusso annuale di lavoratori migranti messicani che venivano per la raccolta della frutta, è ora popolata da fantasmi. I fantasmi della storia e delle vecchie relazioni.
(Mary Morrissy, The Irish Times, 18 gennaio 2012)