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Il paradiso dei sogni e l’ infermo della realta’ dei nostri emigrati.

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Il vecchio Giacomo Rusconi, custode del patrimonio documenta rio della famiglia (testamenti, inventari, lettere, libri di conti,vecchie fotografie) invita l’autore a prendere visione di tutte queste carte ed ascol tare le storie che raccontano. Ma al tempo stesso lo ammonisce dicen do che i documenti non dicono tutto, infatti «le storie sono vive».Ed è proprio sulla scorta di questo concetto che Renato Martinoni nel libro Il paradiso e l’inferno riunisce otto vicende di emigrazione: «storie» tiene a precisare e non saggi storici, tutte però basate su solidi fondamen ti documentari. Lettere, scritte dagli emigranti e dai loro familiari, libri delle nascite, dei matrimoni e delle morti ed altre fonti gli hanno infatti consentito di inquadrare storicamente le vicende narrate e i contorni delle esistenze dei protagonisti. Un procedere a mezzo tra l’indagine storica e il racconto che rende la lettura scorrevole e contribuisce a unificare anche a livello di scrittura quella che potremmo definire la «saga familiare» dei Rusconi di Mergoscia, che si sviluppa sull’arco di due secoli, dalla metà del Settecento al primi del Novecento. Una famiglia comune, come tante delle nostre valli, «più povera che ricca» e che come tante altre ha for nito forti braccia in Europa e Oltreoceano.Martinoni , basandosi su appigli documentari a volte frutto di stereoti pia («Con questa mia vengo a farvi sapere lo stato di mia buona salute, come ne spero il simile di voi…») descrive storie di uomini oscuri rac contandone le aspirazioni, le debo­lezze, i sogni, le sofferenze, le tribolazioni..
(RENATO MARTINONI IL PARADISO E L’INFERNO – SALVIONI, pagg. 304, Fr. 32)
(Rudy Chiappino – Il Corriere del Ticino – Pag. 32 – 18/01/2012)

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