Ci siamo lasciati un’altra nutrita serie di sipari richiusi alle spalle: metafora di un anno che è passato. Non è la solita uscita retorica ma corrisponde al sentimento di tutti quegli spettatori che hanno dimostrato di apprezzare l’offerta complessiva. In altre parole, piccole e grandi sale sono risultate quasi sempre piene e, oltre ai cartelloni più importanti e gettonati, anche le proposte delle compagnie locali hanno registrato lusinghieri successi di pubblico. Complessivamente abbiamo visto platee composite dove, accanto allo spettatore più maturo, ha trovato posto gran parte di una nuova generazione. Un segnale di questa tendenza, ormai accreditata, corrisponde ad esempio all’inesorabile declino del cinemapanettone a favore di un’offerta più qualificata. Una sorta di “éducation sentimentale” accompagnata da nuova vitalità che possa infondere fiducia e prospettive a chi si avvicina all’arte della comunicazione… teatrale, nel nostro caso.. Continuando in tal senso a rincorrere il desiderio di documentare le varie facce della formazione nella nostra regione, dopo la felice esperienza con Tiziana Arnaboldi ci siamo avventurati nell’universo creativo del MAT, il Movimento Artistico Ticinese, struttura creata nel 2008 da Mirko D’Urso. Questa volta veniamo introdotti da due pedagoghi come un vocabolario, per esempio, che li abitui cioè a riferirsi con termini appropriati sulle componenti fondamentali di uno spettacolo teatrale.
(Giorgio Thoeni – Il Corriere del Ticino – Pag. 29 – 21/01/2012)