La sua evoluzione, dalle origini fino al secondo dopoguerra, viene inquadrata nel contesto delle altre associazioni alpinistiche nazionali e internazionali, senza mai perdere di vista il quadro delle condizioni sociali e politiche della città e del territorio. Come afferma l’autore nell’introduzione: “La nascita del Club Alpino Operaio ben rappresenta il caso di una di quelle società alpinistiche “minori” che vissero, sino alla loro forzata integrazione nel programma totalizzante del regime fascista, una loro esistenza autonoma e apparentemente non intrecciata a quella dell’aristocratico Cai”. Andando oltre la storiografia celebrativa che faceva risalire la nascita del sodalizio operaio ad una iniziativa spontanea di “Un gruppo di amici, in gran parte umili operai del Borgo di San Rocco, accomunati dal desiderio di meglio conoscere e frequentare i propri monti”, lo studio mette in evidenza come l’associazione si rifaceva al modello delle ben collaudate società di mutuo soccorso, e come queste crebbe grazie al patrocinio di alcuni elementi borghesi, i soci onorari, che costituivano “il vero motore dell’iniziativa associativa operaia” (figura di rilievo e primo padrino fu Emilio Ostinelli, appartenente ad una delle più importanti famiglie di tipografi e librai comaschi).
( Giuseppe Vaghi “Il Club Alpino Operaio di Como “ Edizione: NodoLibri Pp. 230, Illustrazioni: ill., F.to cm. 24 Confezione: Brossura filo refe – Euro: 26.00 )
(Elena D’Ambrosio – La Provincia di Como, Lecco, Sondrio e Varese – Pag. 42 – 22/01/2012