Forse l’idea di scomparire era tutta una posa. Né il seguito de Il Giovane Holden né altre casse di manoscritti sono stati trovati nella casa di Cornish, New Hampshire, dove i fotografi gli tendevano agguati. Ma la lettera con cui Salinger rifiuta di vendere al cinema i diritti del suo romanzo di culto è un capolavoro di sincerità oltre che di saggezza (non sempre le due cose vanno assieme: quando gli scrittori dicono quel che pensano davvero, spesso deludono; quando dicono cose sagge, si capisce che vogliono far bella figura in società).
“Mai e poi mai, e scusate se sembra una tiritera”: lo scrittore mette subito le mani avanti. L’ho detto tante volte che a ripeterlo mi annoio da me (questa vale anche per i giornalisti che fanno sempre le stesse domande, non avendo letto il libro ma solo le interviste precedenti). Al massimo venderanno i miei eredi, dovessi morir povero. I motivi addotti dimostrano una precisa conoscenza dei meccanismi del cinema. I romanzi con una voce idiosincratica non vengono mai bene, spiega Salinger. O si risolve tutto con una voce fuori campo, che tedia lo spettatore e denuncia la pigrizia, se non l’incapacità, dello sceneggiatore. O si trasformano i monologhi in dialoghi, e allora si salvi chi può. L’unica eccezione conosciuta, è attualmente Ogni cosa è illuminata di Liev Schreiber, tratto dal romanzo di Jonathan Safran Foer: l’inglese ucrainizzato e sgrammaticato di Alex viene ridotto al minimo, il resto affidato agli occhi sgranati di Elijah Wood.
E siamo al secondo problema, gli attori adolescenti. Nessuno che sappia sedersi su un letto e incrociare le gambe (per non parlar del resto) come il romanzo comanda. Vale anche come critica preventiva al prossimo film tratto da Safran Foer, Molto forte incredibilmente vicino. Basta il manifesto, con il ragazzino attore che si copre le guance con le mani in segno di spavento – molto somigliante all’immagine che aveva lanciato Mamma ho perso l’aereo con Macaulay Culkin – per dar ragione a Salinger. Tutti e due hanno L’urlo di Edvard Munch come modello più o meno dichiarato.
Il regista non conta. Certi romanzi vanno lasciati sullo scaffale dove stanno, se no va perso il meglio. E’ una faccenda tecnica, non una petizione di principio: The Hours di Michael Cunningham, Crash di James Ballard, perfino l’insopportabile L’eleganza del riccio erano meglio al cinema che sulla pagina. Lo spiegava bene Luchino Visconti con la frase: “Al cinema, anche Proust sembra Balzac”.
Mariarosa Mancuso
La lettera che leggerete non è mai apparsa in Italia nella sua versione integrale. Forse anche a causa delle minacce legali che Matt Salinger, figlio ed erede dello scrittore, ha avanzato fin dal momento in cui è venuto a conoscenza della presenza del documento in Rete, più di due anni fa.
Gary Zimet, il collezionista proprietario della lettera manoscritta, ad oggi si è sempre rifiutato di rimuoverla, senza cedere alla presunta pressione di azioni legali motivate da una non autorizzata “violazione” della nota riservatezza di Salinger, scomparso nel gennaio 2010. Violazione che ad oggi non esiste perché la lettera è ancora leggibile nell’originale americano.
Claudia Bertozzi (americanista e autrice Rai Educational)
Lettera di J.D. Salinger a un produttore cinematografico, per rifiutare la vendita dei diritti de Il Giovane Holden.
19 Luglio 1957
Caro signor Herbert,
cercherò di spiegarle qual è il mio punto di vista riguardo l’adattamento e i diritti cinematografici de Il Giovane Holden. Ho ripetuto questo stesso ritornello ormai un bel po’ di volte, quindi se sembrerà che non ci metta il cuore, cerchi di comprendermi… Per prima cosa, è possibile che i diritti prima o poi vengano venduti. Dal momento che esiste la possibilità non del tutto remota che io non muoia ricco, prendo seriamente in considerazione la prospettiva di lasciare a mia moglie e mia figlia i diritti invenduti come una sorta di polizza assicurativa. Mi fa però infinitamente piacere, mi affretto ad aggiungere, sapere che non sarò mai costretto a vedere gli esiti della transazione.
Continuo a ripeterlo e nessuno sembra essere d’accordo, ma Il Giovane Holden è un romanzo molto romanzesco. Ci sono molte “scene” pronte per essere rappresentate – solo uno sciocco potrebbe negarlo -, ma per me il peso del libro è nella voce del narratore, nelle peculiarità initerrotte del suo personale e determinante atteggiamento nei confronti del lettore-ascoltatore, nelle sue digressioni sugli arcobaleni di benzina nelle pozzanghere in mezzo alla strada, nella sua filosofia e nel suo modo di osservare un set di valige di cuoio oppure le scatole di dentifricio vuote: in una parola, nei suoi pensieri.
Non può essere legittimamente separato dalla tecnica della prima persona che gli è propria.
Certo, se poi la separazione è forzata resta comunque sufficiente materiale per qualcosa che possa essere definito Un’Entusiasmante (o forse solo Interessante) Serata a Teatro. Ma trovo l’idea, se non totalmente odiosa, sufficientemente antipatica dal trattenermi dal vendere i diritti.
Ci sono naturalmente molti dei suoi pensieri che potrebbero essere rielaborati in forma di dialogo o in una sorta di flusso-di-coscienza-ad-alto-volume, ma “rielaborati” è la definizione giusta. Quello che pensa e che fa spontaneamente nella solitudine del romanzo, in scena potrebbe solo essere pseudo-simulato, sempre che esistano le parole adatte (e spero di no). Per non parlare, che Dio ci aiuti, del rischio incommensurabile nel business dell’utilizzo degli attori. Lei ha mai visto un’attrice bambina seduta a gambe incrociate su un letto che sembri essere giusta nella parte? Sono sicuro di no. E Holden Caufield stesso, secondo il mio parere senza dubbio super-parziale, è sostanzialmente inadattabile. Nessun Sensibile, Intelligente, Giovane Attore di Talento con indosso un Cappotto Reversibile potrebbe mai avvicinarsi abbastanza a lui. Ci vorrebbe qualcuno con un “fattore X” per riuscire a tirarlo fuori, e nessun giovane, anche dotato di questo “fattore X”, saprebbe cosa farne. E, mi permetto di aggiungere, nessun regista sarebbe in grado di dirglielo.
Mi fermo qui. Temo di doverle dire, nel caso non lo avesse già capito, che sono estremamente fermo su tutto ciò che ho scritto.
La ringrazio comunque della sua lettera amichevole ed estremamente comprensibile. La mia corrispondenza con i produttori cinematografici è stata perlopiù un inferno.
Cordialmente,
J.D. Salinger