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Meno lettori, piu’ appassionati per il giornalismo di domani.

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Con l’inizio del nuovo an­no retrospettive, previsioni e riflessioni sirincorrono. Soprattutto nei media, ambito in costante fermento. Ed è in­teressante vedere come le opinioni di due personaggi molto competenti, diversi per età e cultura giornalistica siano in realtà complementari e restituiscano un quadro di insieme molto fedele di quello che oggi avviene nel giornalismo e nella professione.Horst Pöttker, tedesco, classe 1944, è professore, sociologo, studioso dei media e pubblicista. Clay Shirky, classe 1964, è professore e scrittore statunitense, blogger, considerato un gu­ru dei nuovi media.Secondo entrambi la crisi che stia­mo vivendo nel mondo dell’informazione è culturale prima che economica. Non v’è dubbio ormai – dice Pöttker sulla Neue Zürcher Zeitung – che il giornalismo così come lo abbiamo conosciuto fino ad oggi sia volto al termine. Continuerà  ad esistere come professione al servizio dell’opinione pubblica perché non possono esistere società moderne senza un giornalismo libero e indipenden­te ma esso dovrà ripensarsi e rivalutarsi.
Il giornalismo sta perdendo la sua esclusiva funzione di informare. I media mainstream non detengono più il controllo delle fonti e dunque le notizie passano veloci attraverso mol­teplici canali di comunicazione. In questo contesto il giornalista non può più essere visto come un osservatore distaccato e disinteressato. Nell’era dell’informazione digitale giornalisti e media sono sempre di più al centro degli avvenimenti, da osservatori diventano attori di ciò che accade, influendo su quella realtà che hanno il compito di comunicare.
(Natasha Fioretti – Corriere dl Ticino – Pag.  28 – 4/01/2012)

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