Dieci anni di ricerca sugli ebrei nascosti presso le case religiose hanno portato alla luce diversi elementi riferiti ai clandestini, braccati dai nazifascisti a Roma e in tutta Italia durante la seconda guerra mondiale, in particolare dal 16 ottobre 1943 al 1945. Oltre alla documentazione inedita, molti articoli, testimonianze, saggi, studi, deposizioni dei “soccorsi superstiti” in occasione dell’attribuzione del titolo di Giusto fra le Nazioni a coloro che rischiarono la vita, consegnano una miriade di frammenti informativi. L’Associazione culturale Coordinamento Storici Religiosi (vedi in rete: www.storicireligiosi.it) dal 2002 ha inteso ricostruire un mosaico un po’ più completo, iniziando da Roma. La capitale costituisce infatti un caso unico per diversi motivi, legati al numero degli ebrei residenti o arrivati in quegli anni in cerca di sicurezza (10.000-12.000), come pure all’elevato numero di case religiose, non di rado con la presenza di superiori generali o provinciali. Sono così individuati gli indirizzi e i nomi degli istituti religiosi maschili e femminili interessati alla vicenda e presenti a Roma, che si sono potuti sin qui appurare. Si tratta di più di 220 case su circa 750 totali presenti in quegli anni nella capitale. Non è escluso che emergano ancora altre informazioni significative sia su quelle che cooperarono a nascondere ebrei e altri clandestini, correndo i rischi ben noti, sia sulle motivazioni di quelle comunità che invece non si aprirono volutamente all’emergenza drammatica.
(Grazie Loparco – L’ Osservatore Romano – Pag. 5 – 25/1/2012)