“Il lager è fame: noi stessi siamo la fame, fame vivente”. Gian Antonio Stella cita Primo Levi nella sua introduzione a “Padelle, non gavette” il libro di Fedele Carriero e Michele Morelli (Cosmo Iannone editore), uscito con settant’anni di ritardo. Si tratta del diario di due militari italiani, Carriero e Morelli, internati dai nazisti nel lager di Leopoli e poi in quello di Wietzendorf, che nelle difficili condizioni di prigionia riuscirono a conservare una straordinaria vena ironica e, aggrappandosi alla fantasia e ai sogni, elaborarono un quaderno di ricette e memorie gastronomiche. Elaborate leccornie dai nomi raffinati si accompagnano a teneri disegni e illuminano l’oltraggioso contrasto tra le tavole imbandite dei carnefici e le mischie tra gli affamati per accaparrarsi un pezzo di pane.
(Gian Antonio Stella, Corriere della Sera, p. 38, 26.1.2012)