Leggendo la quarta di copertina di “Le jardinier d’Otchakov” (Liliana Lèvi) dello scrittore russo Andrei Kourkov, saltano subito all’occhio queste parole: “rublo”, “sovietico”, “Spoutnik” – ancora prima di cominciare a leggerlo, il nuovo libro dell’autore di “Pingouin” (pubblicato con successo nel 2001 da Seuil) mette subito in chiaro la sua ambientazione chiaramente sovietica. Igor, un pigro trentenne, abita da solo con la madre finché Stepan entra al loro sevizio come giardiniere. Quando è diventato orfano, Stepan è stato tatuato: quasi cancellato, il tatuaggio non gli permette di scoprire le sue radici. Il giovane Igor non resiste alla tentazione di sciogliere il mistero del tatuaggio: lascia la tranquilla periferia e si reca a Kiev, dal suo amico Kolia, un esperto di computer che gli racconta di un computer in grado di ricostruire il tatuaggio di Stepan. Così Igor, dopo aver risolto un tassello dell’enigma, si mette in viaggio verso la città di Otchakov, per scoprire qualcosa sul passato del giardiniere. Attraverso il viaggio di Igor e il mistero delle origini di Stepan, Andreï Kourkov ci trasporta nella storia non solo di un uomo, ma dell’intera URSS.
(Sylvie Testud, Le Monde, 28-01-2012)