Esattamente 150 anni fa usciva “Salammbô”, dello scrittore francese Flaubert, che riversò tutte le sue esperienze di viaggio e cambiò il modo di descrivere e di intendere l’Oriente, luogo prediletto del suo pensiero, fonte primaria delle sue meditazioni sul mondo.
Pubblicato per la prima volta nel 1862, Salammbô fu un vero e proprio poema epico, ambientato a Cartagine durante la prima guerra punica (248-238 a.c.), “implacabile che supera ogni altra ferocia e orrore”, come la definisce Polibio, fonte principale del capolavoro di Flaubert. E a far da sfondo c’è tutto l’Oriente – il suo – che ne rompe l’immagine conservata nella memoria letteraria. L’Oriente che è contrasti, dissonanze, lusso, miseria, sublime e grottesco, eccitazione e noia: in sintesi “armonia delle cose disparate”, dove insieme ad un sentimento confuso e indefinito di sogno, si avverte un “qualcosa di immenso e spietato, in mezzo al quale ci sente perduti”.
(Chiara Pasetti, Domenica – Il Sole 24Ore, pag. 35, 29-1-2012)