Jeff Greenberg è il proprietario del mitico studio di registrazione Village Recorder a Los Angeles e figura chiave della scena musicale dalla fine degli anni sessanta ad oggi. Jeff inizia la sua carriera nel 1968 come manager della band T.I.M.E., che suona con Alice Cooper e Jimi Hendrix. Più tardi diventa il direttore del Greek Theatre a Hollywood, fornendo a gruppi come Talking Heads, Tubes e Blondie la possibilità di farsi conoscere al pubblico californiano. Come manager all’agenzia ICM, lancia rockstar del calibro degli Aerosmith. Nel 1995 compra il Village Recorder ormai in rovina, dove Bob Dylan, Rolling Stones, Fleetwood Mac e Pink Floyd avevano creato album storici e, in meno di un anno, lo trasforma nella casa di registrazione delle nuove generazioni fra cui Red Hot Chili Peppers, Foo Fighters, Lady Gaga, Kelly Clarkson e John Mayer.
La segretaria mi avvisa che Jeff sarà in ritardo di dieci minuti e mi offre un caffè e una sedia. Fra le svariate targhe trofeo che ricoprono le pareti della luminosa reception, finisco proprio davanti a quella per Californication, album dei Red Hot Chili Peppers registrato qui a fine anni novanta che ha segnato la consacrazione della band. Non male, per essere la mia prima intervista per Sat in L.A.
E finalmente arriva lui, Jeff. Sempre di corsa. Sempre in bilico. Sempre imprendibile, anche quando è lì per te.
Mi porta nella cucina al piano di sopra. Si scusa un momento, sbircia in giro e, noncurante di quale dio del rock possa sentire, urla al piano di sotto che mancano tutte le carte assorbenti. Cucina e bagno.
E poi si siede accanto a me.
LILA: Dove sei cresciuto?
JEFF: A Los Angeles. Hancock Park.
LILA: Wow, quartiere ebreo con ville stupende.
JEFF: Al tempo era strano… non come oggi.
LILA: Strano come?
JEFF: La mia famiglia era ebrea ma, quando ci siamo trasferiti lì negli anni cinquanta, eravamo un’eccezione. Mia madre faceva un gigante albero di Natale per farci sentire uguali agli altri ma, soprattutto alle scuole superiori, l’antisemitismo l’ho sentito. Ero sempre a disagio, sempre fuori posto, sempre diverso.
LILA: Dev’esserti andata meglio dopo, no? Si dice che dietro le quinte tutta Hollywood, dalla musica al cinema, è in mano agli ebrei. Che si aiutano solo a vicenda.
JEFF (ride): Alcuni entrano nel mio ufficio e mi chiedono dov’è Mr. Greenberg, aspettandosi una persona coi capelli neri, la barba e il look da tempio…
LILA: …e tu gli rispondi che è il fascinoso rocker biondo dall’eleganza senza tempo che hanno di fronte…
JEFF (arrossendo): …i cliché sul potere degli ebrei sono vecchi. Oggigiorno ci sono persone di successo di tutte le provenienze.
LILA: La musica ti ha aiutato a superare quel senso di diversità?
JEFF: Assolutamente. Mio padre era – ed è – un gran musicista. Portava a casa strumenti che suonava ad orecchio. E mi dava lezioni di piano.
LILA: La prima canzone che ti ha travolto?
JEFF: The Wayword Wind di Gogi Grent. Da bambino ho imparato l’organo francese per suonarla.
LILA: E da adolescente?
JEFF: Highway 61 e molte altre di Bob Dylan. La musica era l’unico modo di trovare pace e sollievo.
LILA: Cosi` ti sei buttato nel settore…
JEFF: A diciotto anni. Io e il mio amico giocavamo a fare i manager di una band che si chiamava T.I.M.E., una delle migliori che abbia mai sentito a tutt’oggi.
LILA: Che fine ha fatto?
JEFF: Eravamo completamenti inesperti, quindi onesti e diretti come nessun’altro. Avevamo strappato un gran contratto discografico e l’avevamo piazzata al The Experience, un locale sul Sunset Boulevard dove al tempo suonava anche Alice Cooper. Ma poi qualcuno sparò al batterista.
LILA: Era coinvolto in una gang di LA?
JEFF: No, si pensa sia stata una band rivale.
LILA: Quando si dice rock…
JEFF: La band finì e io finii a lavare bicchieri backstage del club per gli altri concerti… quello fu il primo vero lavoro.
LILA: Ti sei mai occupato di produzione?
Jeff volta la domanda a Scott, un ragazzo hip sulla trentina che è appena salito in cucina con in mano svariati tipi di carte assorbenti. E scoppiano a ridere.
JEFF: Scott ha appena co-prodotto con me i Mumiy Trolls, una rockband russa. Scott è un ingeniere del suono bravissimo.
LILA: Dalla console alla carta igenica, eh? Vedo che ci vuole flessibilità per lavorare per te, Jeff… cos’altro?
JEFF: Incredibili doti musicali. Assumo spesso ragazzi giovani appena laureati alla UC Berkeley, perchè bisogna essere già incredibili musicisti solo per essere ammessi in quell’università. Loro sanno parlare lo stesso linguaggio musicale degli artisti che vengono a registrare qui.
LILA: La miglior parte di essere il proprietario di questo studio?
JEFF: Dimenticarsene. Io non mi sento il padrone. Sono solo al servizio di questa struttura storica e dei nostril clienti.
LILA: Il ricordo più bello?
JEFF: Il miracolo della resurrezione. Questo posto lo presi a pezzi nel 1995. Dopo averlo completamente rimodernato chiamavo le case discografiche e spiegavo che qui avevano registrato i Rolling Stones e i Pink Floyd e loro mi rispondevano: “Ma chi vuole registrare dove hanno registrato le canzoni dei loro genitori?!”
LILA: E come li hai convinti?
JEFF: E’ stata la fortuna. La prima band che ci ha dato una chance ha partorito un album nominato per sette Grammy. Parlo di Mellon Collie and The Infinite Sadness degli Smashing Pumpkins, album simbolo degli anni novanta. Sarò grato a Billy Corgan a vita.
LILA: Dammi una fotografia dal tuo album degli anni sessanta.
JEFF: Io e Bob Dylan seduti in una limousine bloccata nel traffico di New York. Così è nata Stuck In The Middle.
LILA: Dai settanta.
JEFF: Quattrocentomila persone al concerto “Cal Jam” del 1978 con Aerosmith, Santana, Foreign e Heart che organizzai con Don Branker.
LILA: Gli Aerosmith li rappresentavi anche quando lavoravi come agente all’agenzia ICM?
JEFF: Si, fu una parentesi negli anni ottanta.
LILA: Oh, sugli ottanta ho una curiosità: è vero che Axl Rose è insopportabile?
JEFF (stupito): Conosci Axl Rose?
Gli faccio una liguaccia.
JEFF: Negli anni ottanta organizzavo concerti ed eventi al Greek Theatre di Hollywood, dove invitavo ad esibirsi anche personalità della danza come Martha Graham e Rudolf Nureyev. Axl l’ho conosciuto solo recentemente; dall’ inizio del duemila ha passato otto anni al Village per realizzare Chinese Democracy con i nuovi Guns. Posso dire solo parole positive su di lui.
LILA: Per convenienza?
JEFF: No, per amicizia. Scrivilo, per favore.
LILA: La ricetta del successo di un’artista?
JEFF: Talento, di cui solo la natura ha la ricetta. Intelligenza. E perseveranza. L’idea che l’artista riesca ad essere remunerato nel corso della propria vita è cosa recente nella storia. Vince chi fa arte perchè non può farne a meno. Come respirare. I soldi non pagano, se sono l’unico obbiettivo.
LILA: Cosa conosci dell’Italia?
JEFF: La bellezza.
LILA: Sai chi è Vasco Rossi?
JEFF: No.
LILA: Laura Pausini?
JEFF: No.
LILA: Eros Ramazzotti?
JEFF: (scuote la testa divertito): Mi spiace, no. Ma conosco Andrea Morricone. E il padre Ennio. Andrea registra qui molte colonne sonore. Adoro la sua combinazione di strumenti. Conduce l’orchestra alla Jimi Hendrix.
E Bocelli ha registrato qui un album di Natale.
LILA: La band più sottovalutata di tutti i tempi.
JEFF: Ah, molte. Wet Willie e The 88, entrambe di LA, sono le prime che mi vengono in mente.
LILA: Qualcuno di nuovo con cui vorresti lavorare al Village?
JEFF: Nick Cave. Gli altri sono già stati qui tutti credo.
LILA: Anche Lady Gaga. La trovi sexy?
JEFF: La trovo estremamente dolce, evoluta e piena di grazia.
LILA: Sei sicuro?
JEFF: Si. E per niente sorpreso del suo successo.
LILA: La donna più talentuosa che hai incontrato.
JEFF: Bette Midler. Professionale senza paragoni. Nessuno mi ha ispirato più di lei nell’intero show business.
LILA: La più irresistibile che abbia mai messo piede al Village.
Jeff pensa e ripensa….
LILA: Non dovresti pensarci su così tanto, Jeff…
JEFF: Ma si, ovviamente tu Liliana…
LILA: Good boy!
JEFF: …e poi loro, tutte le donne del mio staff. E ce ne sono tante, lo dovresti sapere…
LILA: Oh, ti riferisci alla mia amica Eleanor (Goldfield, ingegnere del suono e cantante della band Rooftop Revolutionaries).
JEFF: Si, sono loro le più irresistibili. E, senza di loro, non resisterei.
Liliana Isella.