Benvenuto su Satisfiction   Click to listen highlighted text! Benvenuto su Satisfiction

A New York con Paul Auster. Intervista a Giorgio Biferali

Home / Rubriche / Cronache di un libraio indipendente / A New York con Paul Auster. Intervista a Giorgio Biferali

Per Le Tre Domande del Libraio su Satisfiction questa settimana incontriamo lo scrittore Giorgio Biferali da poco in libreria con il Passaggio di Dogana numero 65 edito da Giulio Perrone Editore: A New York con Paul Auster.
Giorgio Biferali, nato a Roma nel 1988, scrittore e docente dell’Accademia Molly Bloom, ha esordito con L’amore a vent’anni (Tunué, 2018), a cui hanno fatto seguito Il romanzo dell’anno (La Nave di Teseo, 2019) e Sono quasi pronto (Ponte alle Grazie, 2024)

#


Una guida diversa, una guida narrativa, un racconto della città attraverso i libri di Paul Auster”. Giorgio, tra citazioni, riferimenti culturali e passi dei romanzi di Paul Auster, morto nell’aprile dello scorso anno, hai illustrato i diversi volti della Grande Mela. Viaggiando tra Manhattan e Soho, camminando tra Queens e la nuova Harlem, ci vuoi raccontare da dove nasce l’idea iniziale di questa guida letteraria e di scoperta di una New York inedita?

L’idea nasce per caso, un po’ come succede nei romanzi di Auster. Giulio Perrone, un giorno, mi ha chiesto se mi andasse di raccontare la New York di Paul Auster. Io ho sempre amato Auster, l’ho scoperto alla fine del liceo leggendo la Trilogia, e avevo in programma un viaggio a New York. Quindi non ho fatto altro che seguire il corso degli eventi, e aggiungere qualche tappa a quelle che avevo già programmato. 

Coniugando l’amore per il viaggio con la letteratura, i Passaggi di Dogana permettono al lettore di viaggiare attraverso delle vere guide letterarie, concepite proprio come narrativa di viaggio piuttosto che come tradizionali guide turistiche e, che seguendo le tracce di scrittori, hanno il potere di condurci alla scoperta di città e luoghi ricchi di suggestioni. New York è  stata raccontata in tanti modi, ma qui tu fai un’opera di tipo diverso, dove la città diventa soprattutto un’idea alla maniera del grande scrittore, dove la New York di James incontra la dimensione pop di Andy Warhol. Vogliamo dettagliare, per i lettori forti di Satisfiction, i personaggi e i luoghi che si incontrano sfogliando questo Passaggio di Dogana, ricco di riferimenti reali ma anche di magnifiche divagazioni?

Il libro comincia con un ritratto di New York, dell’immaginario collettivo che la città è riuscita a costruire nel tempo, attraverso la letteratura, il cinema, le serie tv. Poi si passa ai quartieri, ai parchi, alle strade, ai ponti. Dalla Columbia, nell’Upper West Side (a nord ovest di Manhattan), dove Auster ha trovato la sua prima stanza (nel dormitorio dell’Università), e dove ritroviamo i personaggi del suo primo romanzo (scritto sotto pseudonimo), di Leviatano, del suo capolavoro 4321, fino ad arrivare alla New York che forse gli somiglia di più, Brooklyn, dove incontriamo i personaggi di Follie d Brooklyn e di Sunset Park che cercano di trovare un rimedio alla solitudine, ai traumi che la vita ti lascia senza avvisarti. Mi è venuto naturale, scrivendo, mescolare il mio sguardo, la mia New York a quella di Auster, Capote, Lethem, Woody Allen, Scorsese, Eisner, Tomine e tanti altri. 

La scoperta di una città attraverso lo scrittore; scrivi che hai conosciuto Paul Auster prima ancora di vedere e conoscere New York.  Accanto al viaggio fisico, fai fare, quindi, al lettore un vero e proprio viaggio letterario tra le pagine dei suoi libri e nel corso della narrazione emerge l’autore con i suoi romanzi e i suoi personaggi. Come sei passato dall’analisi psicologica di quei personaggi all’interpretazione quasi esistenziale di una città come New York?

New York, per me, essendo frenetica, umorale, emotiva, rumorosa, affollata, pericolosa, gentile, somiglia molto ai personaggi di Auster, che poi, tra l’altro, oltre a leggere, a fare mestieri che hanno a che fare con i libri, camminano tanto, sempre, sembra quasi che cerchino risposte dalla (e nella) città. E New York è una di quelle città che ha bisogno di essere attraversata, osservata, anche senza avere una mappa o un piano preciso, proprio come fa il detective Quinn in Città di vetro, il primo capitolo della Trilogia di New York. New York è un’idea, un’illusione romantica, come dice Gopnik, la magia è proprio qui, nel fatto che riesca a convincere chiunque di averla capita, e invece no, bisogna tornarci, rileggerla, scoprirla di nuovo, senza preconcetti, senza farsi condizionare troppo dalle impressioni degli altri, come se fosse la prima volta. 

Buona Lettura di “A New York con Paul Auster” di Giorgio Biferali.

Antonello Saiz

Click to listen highlighted text!