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A. Zesi, D. Durante, Amore e Psiche

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Vero e proprio demone, se consideriamo Eros come tale (demone e drago dallo sguardo
profondo, Eros δράκων -da δέρκομαι-, feroce, terribile, malvagio drago alato, lo chiama in
Apuleio l’oracolo di Apollo), quello che spinge Annamaria Zesi a ritornare su Amore e Psiche dopo
il lavoro filologico già svolto alla ricerca del materiale preletterario della fabula, circolante non solo
nel mondo ellenistico ma in più vasti scenari: dall’Hindustan ai mari del Nord, passando per la
Sicilia, l’autrice ce ne ha consegnate diciannove occorrenze in Storie di Amore e Psiche (L’Asino
d’Oro, 2010).
Con la garanzia dell’impresa precedente, Zesi licenzia ora la sua personale riscrittura di
Amore e Psiche (sempre per L’Asino d’Oro, 2019, pp. 80, euro 28, con illustrazioni di Daniele
Durante). Qui, con piglio calviniano, volto cioè alla rapidità narrativa per giungere fulminea al
cuore delle cose, si fa a sua volta narratrice di una delle favole più conosciute della classicità, quella
al centro del primo romanzo latino pervenutoci per intero, le Metamorfosi o Asino d’Oro. Non si
fa imbrigliare dall’economia espressiva, la Zesi, tantomeno dai fuochi d’artificio stilistici di Apuleio,
vista la testualità ibrida che compone grazie all’apporto di Daniele Durante, architetto e docente
universitario, che però non ha il compito di illustrare le parole, ma di dar loro la vertigine necessaria
perché il lettore venga precipitato, ingenuamente o meno, in medias res, ossia in quel nucleo
originario che è viaggio e percorso umano, nient’altro. Lavorano in questa direzione, gli autori,
connettendo il termine psyché all’etimo pre-platonico di vita (non anima dunque, secondo il
movimento ascensionale del filosofo), e dandogli il respiro (vita- respiro) tutto immanente che
appartiene, semmai, al mondo omerico e alla sua tradizione orale. È da questo punto di vista che
Annamaria Zesi narra la fiaba, come costruzione collettiva, non invenzione individuale,
riconnettendosi al lavoro di Massimo Fagioli (lo psichiatra ispiratore della casa editrice), secondo
cui Amore e Psiche esemplifica la storia della fanciulla che supera la pubertà per essere donna.
Un lavoro da sfogliare perché composto di più strati che vanno svelati. Come è opera di
svelamento quella compiuta da Daniele Durante che, dalla preventiva ricerca iconografica sul tema
(da Jacopo del Sellaio a Raffaello, da Giulio Romano a Canova, da Klimt a Duchamp e Munch),
approda infine al tratto personale che dà nuovo fiato all’immagine, al suo vissuto, attraverso
l’esperienza epifanica del disegno. Un’epifania che Amore, quell’Eros δράκων dallo sguardo acuto,
non può concedere subito a Psiche, ma che lei riconquista attraverso le prove affrontate, cioè le
esperienze. Il disegno di Durante si oppone alla distanza e alla staticità per restituirci una forma
immediata e vibrante che, dalla cecità iniziale, ci immerge nell’incontro tutto corporeo di quelle
gioie dell’amore che non conducono all’Idea ma alla nascita di Voluttà.
 
[articolo originariamente uscito su Alias- Il Manifesto]

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