È morto in Canada, dove si era trasferito nel 1969, lo scrittore Josef Skvorecky, accanto a Hrabal e a Kundera una delle voci più godibili e vivaci del Novecento boemo. Nato nel ‘24, aveva dovuto patire l’occupazione tedesca del ‘39 e i diktat del nuovo regime comunista, che certo non poteva apprezzare la sua scrittura autoironica e il suo stile, attento a registrare il parlato. I suoi primi testi descrivono una generazione cresciuta col jazz e i film americani, la stessa che ritroveremo nei “Vigliacchi”, romanzo subito sequestrato nel ´58 e trasformato in best-seller alternativo del socialismo reale. E quasi a costituire un’epopea di quei tempi difficili, il protagonista – Danny Smiricky – tornerà nei racconti (“Il sax basso”, tradotto da Adelphi) e nei romanzi scritti in Canada (“Il miracolo”, “Il racconto dell’ingegnere di anime umane”, entrambi in italiano da Fandango Libri), dove fonderà nel ´71 una casa editrice pubblicando autori cechi costretti in patria al silenzio, o esuli anch´essi, come Kundera.
(Giuseppe Dierna, pag. 39, la Repubblica, 5-1-12)